Coronavirus e anticipare l’orario della messa di Natale. Popolo e istituzioni in rivolta. Perché capirli. 24: un numero ‘magico’

  Credo di essere tra i 24 italiani che la sera del 24 dicembre non si siede a tavola con i tipici piatti regionali che servono a riempire la pancia prima di uscire ed andare alla messa di mezzanotte, oppure improvvisare una sorta di piccola processione domestica dove, coi più piccoli in testa e la statuina del Bambin Gesù tra le mani a conchiglia, ci si dirige al presepe e depositare la statuina tra il bue e l’asinello sotto lo sguardo guardingo di Maria e Giuseppe, mentre tutt’intorno pastorelli, pecore e attività commerciali e di vita varia, proseguono imperterriti. Ricordo un anno in cui, con mia figlia tra i cinque e i dieci anni, noi due da soli a giocare, la sera del 24 verso le 24 la piccola mi costrinse a fare l’albero, ma non il presepe.

Ma nonostante questo popolo di 24 persone, credo ce ne sia un altro molto più ampio a cui – sempre con lo stomaco pieno e anche se quest’anno le libagioni dovrebbero essere consumate solo tra i conviventi – piace intabarrarsi, uscire di casa e andare in chiesa a cantare e recitare in attesa dell’anniversario della nascita del figlio di Maria e di Dio (*).

Ebbene, a questo popolo, sembra che istituzioni e autorità religiose stiano per dirgli che la funzione religiosa dovrà celebrare la nascita alle 22 e non alle 24. Un metodo, secondo i saggi, di esporsi meno al pericolo di contagio da covid-19.

Io non sono mai stato un grande frequentatore di queste funzioni religiose (**) ma non ricordo di aver mai visto assembramenti particolari per arrivare in queste chiese e per strada in quelle ore, le persone che entravano e uscivano, complice probabilmente anche il freddo, non propense ad assembrarsi all’ingresso, ricordo che arrivavano alla spicciolata e a defluivano velocemente all’uscita per lasciare il più presto possibile il luogo di culto e tornare al calduccio domestico.

Crediamo che le autorità vogliano anticipare l’orario dell’anniversario (***) per evitare che all’eventuale deroga al presumibile coprifuoco che sarà ancora in atto il 24, non si faccia avanti qualcuno a rivendicare altrettanto diritto (per esempio: un bar dove i religiosi possano gustare un espresso e/o un amaro – ché il caffè a quell’ora spesso non è uso consumare – per meglio digerire il cenone) (o per esempio: una bancarella che, a mo’ di disgraziato senegalese che vende paccottiglie, possa vendere qualcosa che ispiri e coinvolga il credente in transito).

Se guardiamo la questione dal punto di vista sanitario, per quanto noi si possa disquisire in materia, ci sembra che 24 o 22, il 24 possa essere più sicuro.

Se guardiamo la cosa da un punto di vista politico, è in guazzabuglio. Ammesso che ci sia ancora il coprifuoco (****) la sera del 24, e ammesso che le istituzioni non vogliano dare adito ad una girandola di richieste come quelle che abbiamo elencato sopra, perché queste autorità non dovrebbero assumersi l’onere di dire qualcosa tipo: “NO, la deroga è solo per la messa di mezzanotte, visto che di fatto non ci sono pericoli sanitari aggiunti rispetto al contesto, pericoli che invece ci potrebbero essere se concediamo altre deroghe”. Paura di essere più impopolari di quanto in materia presumibilmente siano? Beh, governare – secondo noi, e non solo – significa anche fare delle scelte che (all’apparenza o meno, dipende dai punti di vista) possono sembrare impopolari. Poi, ai posteri l’ardua sentenza. Che, se ci pensiamo un po’, non ci sembra che potrebbe aver arrecato chissà quali danni, Anzi, forse proprio il contrario perché gli anniversari (come ognuno comanda) fanno bene anche allo spirito di chi deve continuare a vivere le diverse e necessarie restrizioni.

NOTE
* povero Giuseppe…
** ricordo che alcune decine di anni fa, con altri miei amici andavano davanti alle chiese la sera del 24, ché all’ingresso e all’uscita, distribuivamo volantini per cercare consensi e alleati alla nostra battaglia “laica” contro lo sterminio per fame nel mondo… e riscuotevamo un certo successo.
*** si chiama così, e non compleanno, quando si tratta di “cose” importanti.
**** la cui validità in assoluto per la prevenzione sanitaria non abbiamo ancora compreso… ma questo è un altro discorso.
 

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