Corea del Sud. Hwang Woo Suk: ancora nell’occhio del ciclone

Hwang Woo Suk dopo le sue dimissioni dall’ospedale di Seul, dove era stato ricoverato per sovraffaticamento si e’ ritrovato nuovamente nell’occhio del ciclone di quello che apparentemente e’ il piu’ grosso scandalo scientifico a livello internazionale sui metodi e l’attendibilita’ delle sue scoperte sulle cellule staminali clonate ‘su misura’, e che non sembra fermarsi.
Hwang, 53 anni, dirigeva fino a poche settimane fa circa 200 scienziati che avevano stupito il mondo quest’anno annunciando la creazione delle prime cellule clonate staminali “su misura”, ottenute da 11 pazienti afflitti da malattie genetiche incurabili, e la prima clonazione al mondo di un cane, Snuppy. Il 24 novembre scorso Hwang si era dimesso da ogni incarico in seguito ad accuse di aver utilizzato ovociti prelevati da due ricercatrici del suo gruppo. Successivamente e’ stata messa in dubbio l’attendibilita’ stessa dei risultati delle sue ricerche sulle staminali, pubblicati sulla rivista americana ‘Science’. L’Universita’ statale di Seul ha reso noto in seguito di aver avviato, su richiesta dello stesso Hwang, un’indagine sulle sue ricerche.

Il 15 dicembre il primo colpo di scena: un lancio dell’agenzia Yonhap dice che il ricercatore sudcoreano avrebbe chiesto alla rivista americana ‘Science’ di sconfessare la sua celebre relazione in cui annunciava di essere riuscito a creare per la prima volta al mondo cellule staminali clonate ‘su misura’. Stando ai primi lanci dell’agenzia Yonhap, Hwang avrebbe ammesso che 9 delle 11 cellule staminali clonate su misura sono un completo falso e l’autenticita’ delle ultime due e’ ancora tutta da verificare.

La dichiarazione potrebbe essere interpretata come una risposta alla lettera pubblicata il giorno prima -il 14 dicembre- su Science dai maggiori esperti internazionali di clonazione, in cui si chiedeva un esperimento di verifica che metta finalmente fine alla lunga polemica. La lettera era firmata da due dei “padri” della pecora Dolly, Ian Wilmut dell’universita’ di Edimburgo, e Keith Campbell, dell’universita’ di Nottingham; tra le firme anche quella di Robert Lanza e Michael West, entrambi dell’Advanced Cell Technology (ACT), l’azienda statunitense nella quale e’ stato clonato il primo embrione umano. Gli esperti ricordano inoltre le accuse di frode che seguirono la pubblicazione della ricerca che aveva portato alla clonazione di Dolly, nel 1997. “In risposta Sir Alec Jeffreys, dell’universita’ di Leicester, propose di verificare in modo indipendente se l’animale era un clone confrontando il tessuto utilizzato in partenza, ottenuto dall’istituto di ricerca Hannah, con il sangue di Dolly”. Le analisi confermarono che il DNA dei due tessuti era lo stesso. Di conseguenza, osservano i ricercatori nella lettera, non dovrebbero sorprendere le accuse di frode rivolte recentemente anche contro il lavoro di Hwang. Di conseguenza gli esperti hanno invitato Hwang a sottoporre i suoi risultati ad una verifica analoga: “come noi abbiamo confermato la validita’ del nostro lavoro con uno studio indipendente, incoraggiamo Hwang a collaborare con noi per condurre un test indipendente per confrontare il genotipo nucleare e mitocondriale con quello del donatore delle cellule”.

Il 16 dicembre Hwang convoca i giornalisti e in una conferenza stampa a Seul teletrasmessa in tutto il Paese, ha chiesto scusa per i problemi e la confusione attorno ai suoi studi, resi pubblici lo scorso maggio con una relazione sulla rivista americana ‘Science’ che fece scalpore, ma ha negato che le cellule staminali clonate ‘su misura’ siano un ‘falso’, come ieri avevano denunciato altri ricercatori sudcoreani rivelando sue asserite ammissioni. “Le cellule su misura le abbiamo veramente prodotte e presto lo dimostreremo”, ha detto. Hwang ha precisato che sei delle cellule staminali clonate ‘su misura’ sono rimaste talmente contaminate che e’ stato impossibile mantenerle in vita. “Ma le rimanenti cinque non danneggiate in modo sostanziale sono ora congelate e penso che saremo in grado di ripristinarle entro 10 giorni”, ha tenuto a dire. Il ricercatore ha anche chiesto che la procura di Seul apra immediatamente un’inchiesta giudiziaria sulla vicenda. “Sono il primo a volere che tutto esca alla luce del sole e non ho nulla da temere”, ha detto. “Nella relazione su Science le foto delle 11 cellule staminali contengono imprecisioni. Per questo ho chiesto a ‘Science’ che la relazione venga ritirata”, ha aggiunto Hwang.

Passano pochi giorni e il 19 dicembre l’universita’ nazionale di Seul annuncia il sequestro il computer dello scienziato per diffondere nel giro di una settimana i risultati di una prima indagine che dovra’ appurare se l’equipe di ricercatori ha manipolato le cellule in questione. Una commissione di nove membri ha iniziato l’inchiesta, ha posto sotto sequestro l’ufficio di Hwang, raccogliendo materiale dal laboratorio all’universita’ ed interrogando 24 membri della sua equipe. “Abbiamo messo una videocamera nell’ufficio della coltivazione cellule in modo che potremo avere una sorveglianza di 24 ore su 24 su chi entra ed esce”. Hwang, e’ stato interrogato dalla commissione.

Il 22 dicembre, ancora un colpo di scena: Hwang dalla difesa passa all’attacco e querela due colleghi che avrebbero, secondo lui, sostituito con normali cellule alcune staminali create da lui a partire da un embrione umano clonato. Moon Hyong-sik, avvocato del dottor Hwang, ha precisato che la querela e’ diretta a due esperti, Kim Sun-jong e Roh Sung-il. Roh, responsabile dell’ospedale che aveva fornito gli ovociti al dottor Hwang, ha affermato che delle undici linee cellulari che Hwang dice di aver creato per la prima volta al mondo a partire da un embrione umano clonato, nove erano “fittizie” e altre due dubbie. Secondo l’avvocato invece analisi indipendenti hanno mostrato che due linee di staminali erano state sostituite da cellule normali. “Il lavoro del professor Hwang e’ stato danneggiato da Kim e altri. Noi vogliamo un’inchiesta giudiziaria, vista la gravita’ del loro crimine”, ha dichiarato Moon.
Contemporaneamente il sito internet www.scieng.net,che riunisce 17.500 scienziati sudcoreani, ha esortato il Governo a punire il professore accusato “di frode scientifica”.

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