I coralli minacciati dai rifiuti di plastica che gettiamo negli oceani
Minacciati dal riscaldamento climatico, l’acidificazione degli oceani, i metodi di pesca distruttivi o il turismo di massa, i coralli sono anche minacciati, a grande scala, dai rifiuti di plastica che inquinano i mari. E’ quanto mette in evidenza uno studio internazionale pubblicato il 26 gennaio sulla rivista Science. Secondo gli autori, questi detriti fluttuanti moltiplicano per venti i rischi, per le barriere coralline, di sviluppare diverse malattie che possono portarle al loro deperimento.
I mari del Globo sono diventati -lo si sa- delle discariche a cielo aperto. Ogni anno vi sono riversati circa 10 milioni di tonnellate di plastica, secondo le stime di febbraio 2017 diffuse dall’Unione internazionale per l conservazione della natura. Ma gli effetti di questo inquinamento sugli ecosistemi marini, in particolare sui coralli, sono ancora poco conosciuti. Questi animali sono particolarmente vulnerabili. Se il fenomeno di imbiancamento -che un recente studio ci ha mostrato essersi moltiplicato- e’ spesso messo in evidenza, ci sono anche altre malattie che li colpiscono.
Joleah Lamb (dipartimento di ecologia e biologia evolutiva dell’Universita’ Cornell a Ithaca, Usa) e i suoi colleghi hanno indagato, per raccogliere delle informazioni, nella zona Asia-Pacifico, dove si concentrano piu’ della meta’ delle formazioni coralline del Pianeta. Per tre anni, dal 2011 al 2014, hanno studiato circa 125.000 coralli provenienti da 159 barriere nelle acque di quattro Paesi: Birmania, Thailandia, Indonesia e Australia.
Gravi patologie
Viene fuori che un terzo delle barriere e’ contaminato da grossi rifiuti di plastica -di un diametro superiore a cinque centimetri- a livelli variabili. Le piu’ forti concentrazioni sono state rilevate in Indonesia, vicino alle coste di Bali e della Papuasia occidentale (25 detriti in media per ogni sezione di 100 mq), e i piu’ deboli nelle acque australiane (da 0,4 a 3 detriti), con valori intermedi nel golfo della Thailandia (11) e vicino all’arcipelago birmano di Mengui (6). Gli autori stimano che in totale, l’insieme dei coralli di questa zona e’ cosparso di qualcosa come 11 miliardi di pezzi di plastica. All’attuale ritmo con cui vengono buttati questi residui nella zone marine, il numero potrebbe attestarsi a piu’ di 15 miliardi nel 2025.
La conclusione piu’ importante del loro lavoro e’ che questo inquinamento massiccio induce gravi patologie. Secondo le loro osservazioni, se dei residui che non contengono plastica presentano poco piu’ del 4% di rischio per lo sviluppo di una malattia, la probabilita’ sale a 89% per quelli che ne sono invece ricoperti.
Gli autori si sono concentrati in modo particolare su tre problemi, la “malattia da erosione scheletrica”, la “malattia delle strisce bianche” e la “la malattia delle strisce nere”, che provocano tutte e tre la degenerazione dei tessuti degli animali. E che, precisano i nostri ricercatori, sono associate ad “una mortalita’ rapida dei coralli”.
Il meccanismo di questi effetti deleteri e’ ancora da esplorare, aggiungono. E fanno l’ipotesi che i batteri trasportati dai frammenti di plastica colonizzano e indeboliscono le formazioni coralline, quando entrano in contatto con esse. Alcuni recenti lavori hanno del resto stabilito che la mancanza di luce e di ossigeno -risultante dal deposito di pellicole di plastica sui coralli- favorisce la propagazione di agenti patogeni.
“Si tratta di uno studio solido, che s’appoggia su un molto largo campione. E’ il primo che stabilisce il legame tra alcune malattie dei coralli e i rifiuti della plastica”, commenta Christine Ferrier-Pagès, direttrice della ricerca al Centro scientifico di Monaco e specializzata in ecofisiologia corallina, che non ha partecipato a questo studio. Alcune pubblicazioni hanno mostrato che i coralli sono attirati dal gusto delle plastiche fresche, puo’ darsi in virtu’ degli additivi chimici che vi si trovano. Si ritiene anche che dei batteri siano disseminati nella loro cavita’ gastrica grazie al fatto di aver ingerito dei pezzi di plastica”.
I fragili coralli non sono solo in pericolo. Le barriere coralline sono in effetti delle oasi di biodiversita’ in cui abita circa un terzo delle specie marine conosciute, che vi trovano rifugio e nutrimento. Inoltre, esse forniscono dei preziosi servizi a piu’ di 275 milioni di persone, a cui assicurano una diretta sussistenza grazie alla pesca, o perche’ li proteggono dall’erosione delle coste. Aggiungiamo, che se consideriamo una motivazione economica per convincere della necessita’ di smettere con la trasformazione degli oceani in discariche di rifiuti, il valore di questi servizi e’ stato valutato in qualcosa come 300 miliardi di euro ogni anno.
(articolo di Pierre Le Hir, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 26/01/2018)