Contestazioni ministra Roccella. Perché accadono e cosa non viene fatto


Anche oggi la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, si è presa la sua dose da cavallo di contestazioni da parte di chi non condivide le sue opinioni e la sua politica integralista e contro le libertà dell’individuo. Contestazioni che si sono manifestate in modo discutibile, visto che il risultato è stato che la nostra ministra non ha potuto parlare in luoghi pubblici.

E questo non va bene. Mai.

Occasione perché tutti i suoi sodali, con anche qualcuno dell’opposizione, le manifestassero solidarietà… ma la cosa finisce lì.

Chi le ha impedito di parlare è probabile che sia soddisfatto. Altrettanta soddisfazione da parte di chi ha condannato queste contestazioni, chè credono che in questo modo hanno assolto al proprio compito istituzionale e politico.

Con la differenza che i contestatori si staranno preparando per la prossima occasione, e altrettanto staranno facendo i suoi difensori. E il gioco continuerà così all’infinito se chi ha responsabilità istituzionali non si limiterà a ricordare la libertà di opinione (talvolta solo quando fa comodo alla propria fazione) ma faccia qualcosa di concreto.

Esistono luoghi di confronto, soprattutto sul cosiddetto servizio pubblico di informazione, per discutere di demografia, maternità surrogata, aborto? Un pochino ci sono, ma sono talmente al lumicino che i contestatori preferiscono questi atti di inciviltà ché almeno in qualche modo i media ne parlano.

E’ tutto qui il problema? Certo, ci saranno sempre i provocatori, come il pullulare diffuso di filo-Hamas, che sono lì apposta per sfruttare la nostra  democrazia per affermare il diritto alla violenza dei loro paladini e di loro stessi, ma è compito di chi esercita il difficile servizio di informazione, pubblica e non solo, creare le condizioni perché il confronto sia possibile, continuo e garantito per tutti.

Sembra facile, soprattutto sentendo le solidarietà di quelli che oggi si esprimono contro gli attacchi al nostro ministro, ma non è così. Avere e gestire il potere non è tollerare il diverso e dargli qualche contentino, ma assumerlo a pari dignità di se stesso. E questo oggi non accade.

Qui il video sul canale YouTube di Aduc

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