Colombia. Un progetto di legge per la procreazione assistita e la ricerca sugli embrioni

“Hitlerismo biologico”. Questo e’ stato lo slogan utilizzato da un gruppo di cittadini capeggiati dal rettore dell’Universita’ Gran Colombia, José Galat, per qualificare il progetto di legge 46 che sara’ in discussione alla settima commissione del Senato.
I punti controversi dell’iniziativa, presentata dalla senatrice Leonor Serrano de Camargo (liberale indipendente) e proposta dalla sua collega Cilia Peñalver Britto, hanno a che fare con l’utilizzo e il destino delle cellule impiegate nei processi di fecondazione artificiale, l’anonimato dei donatori e la ricerca e le sperimentazioni che possano realizzare i centri autorizzati a queste procedure.
Secondo il progetto in esame, la conservazione degli ovuli per la riproduzione assistita sara’ autorizzata in presenza di garanzie scientifiche di vitalita’, di assenza di rischi per l’embrione. Il materiale eccedente dalla fecondazione in vitro (gli embrioni sovrannumerari) potra’ essere utilizzato per la ricerca.
In questo caso gli embrioni saranno conservati in banche autorizzate dal Governo per cinque anni, trascorso questo tempo la Commissione Nazionale per la Riproduzione Umana Assistita (organismo creato dalla legge che regolamentera’ l’argomento) ne decidera’ il destino.
Su questo punto Galat, con Carlos Corsi, del movimento Laici per la Colombia, Martha Saiz de Rueda, della Fondazione Cultura e Vita e Rafael Arango, presidente di TeleAmiga, sostengono che “e’ una atrocita’ il fatto che una persona (riferendosi agli embrioni) si tratti come sovrannumeraria e che resti congelata in attesa che dei medici dispongano della sua utilizzazione o della sua eliminazione”.
La senatrice Peñalver, dopo avere apportato delle modifiche al progetto iniziale della senatrice Serrano, chiarisce che con la legge si riconosce l’embrione dal momento della fecondazione fino alle 12 settimane di sviluppo. Inoltre si prevede che “nessun intervento di diagnosi sull’embrione in vitro potra’ avere altra finalita’ che la valutazione della sua vitalita’ o l’individuazione di malattie ereditarie”. In questo senso, i trattamenti sull’embrione verranno autorizzati quando c’e’ una diagnosi precisa di malattia e esista una ragionevole possibilita’ di correggere la malattia, sempre che non si vada ad incidere su caratteristiche ereditarie e ne’ si pretenda di fare delle modifiche tipo il colore degli occhi, la statura, l’intelligenza, ecc.
I detrattori ripetono che grazie a queste manipolazioni genetiche si realizzeranno degli aborti in vitro, e grazie al fine “apparentemente plausibile” di evitare che soffra una malattia, possono invece distruggere la vita dell’embrione. Secondo Galat, nel divenire oggetto di ricerche, gli embrioni diventano dei rimpiazzi dei topi di laboratorio, riferendosi all’articolo del progetto in cui viene autorizzata la ricerca su quegli embrioni sovrannumerari ritenuti non vitali per la fecondazione. Per Galat, comunque tutto il progetto e’ incostituzionale perche’ comporta l’aborto (proibito in Colombia) e la pena di morte.
Quello che invece viene proibito e’ qualsiasi tipo di esperimento sui feti, in qualsiasi momento del loro sviluppo.
Un’altra contestazione dei critici alla legge e’ l’anonimato di chi dona ovuli e seme, ritenuto rischioso. “Che succede se nasce una figlia e questa si innamora del signore che ha donato il seme -cioe’ il padre biologico- e si sposano?”, e’ la domanda che pongono.
Per la senatrice Peñalver e’ indispensabile che il diritto si pronunci in merito a questi temi, non con l’obbiettivo di castigare la scienza ne’ di imporre dogmi morali. Il senatore Carlos Estefano -che occupa il seggio della senatrice Leonor Serrano in licenza, in Colombia ci sono infatti i senatori supplenti-, chiarisce che l’unico proposito del progetto da loro presentato e’ di dare strumenti al Governo perche’ questo possa esercitare il controllo delle pratiche di riproduzione assistita e evitare cosi’ una proliferazione di cliniche, “e’ una cornice regolamentatrice per questa pratica in Colombia”.

Nell’edizione 1120 della rivista colombiana Semana (clicca qui) vengono pubblicati gli interventi della senatrice Serrano che spiega il perche’ della necessita’ di una legge sulla procreazione assistita, illustrando il suo progetto e spiegandolo, e del rettore Galat che denuncia come in realta’ sia solo un’operazione delle multinazionali. Galat esordisce citando Frankenstein e conclude prevedendo che la Colombia si possa “trasformare in una specie di “zona franca” per le maggiori atrocita’ nel campo della ricerca e della commercializzazione con gli esseri umani vivi nei primi momenti del loro sviluppo. Autorizzando la fecondazione in vitro “eterologa” le entita’ che si dedicheranno a questo affare possono immagazzinare spermatozoi e ovuli, generare figli in provetta, congelarli e poi, molti di loro, usarli vivi come si fa oggi con i topi nei loro laboratori. Tutto questo viola i diritti umani dei bambini oggetto di queste manipolazioni”.
La Serrano inizia il suo intervento chiarendo come “i progressi tecnologici e scientifici hanno promosso il progresso culturale delle societa’, portando gli individui ad un processo di adattamento ai cambiamenti sociali, generando percio’ la necessita’ di regolare questo sviluppo”. E chiude cosi’: “la condizione consegnata dalla natura alla donna e’ quella di essere fonte della vita, uno stato che alle volte non riusciamo a raggiungere per delle modifiche della natura stessa. La biomedicina e’ una alternativa che permette che questo sogno diventi realta’, tuttavia, questo campo medico deve venire protetto dallo Stato attraverso una regolamentazione chiara e concreta, che persegua come unico fine il rispetto e la dignita’ umana”.