Clonazione terapeutica: lo Stato etico ed i “senza etichette”
E’ innegabile, il mondo in questi ultimi tempi e’ spazzato da un feroce vento moralizzatore. Sara’ la paura generata dagli attentati alle Twin Towers, sara’ che a forza di sentire gli slogan dei noglobal di qua, i girotondi di la’, tutti questi richiami all”etica” hanno generato una sorta di influenza, nel senso della malattia. Sara’ che suona bene. Etica. Mica come morale, che pochi anni fa evocava subito “moralismo” e generava diffusi attacchi di orticaria, politicamente del tutto trasversali. “Sei un moralista” era come dire a qualcuno “levati di torno e pensa ai fatti tuoi”.
Spesso il cammino della storia ritorna a percorrere le stesse strade, forse per recuperare chi si e’ perso in qualche secolo piu’ indietro. Magari e’ quello che si proponevano di fare “gli scienziati cattolici romani” che portarono al Papa, poco piu’ di un mese fa, la loro argomentazione scientifica a sostegno del riconoscimento giuridico dell’embrione. Forse volevano aggiornare il Vaticano, che fino a qualche secolo fa, considerava l’embrione una mera parte di un corpo senz’anima: la donna. Ma i Professori forse non sapevano che i loro sforzi non erano necessari. La Pontificia Accademia per la Vita, ha elaborato testi aggiornatissimi sul tema. I nuovi “paria” della Chiesa Cattolica sono i non “uniti dal sacramento del matrimonio” ed i malati.
Certamente coloro che chiedono il riconoscimento dello status giuridico dell’embrione un effetto l’hanno ottenuto: costringere tutti, Onu compreso, a parlare di etica.Ma non e’ che ci si limita al confronto, la si vuole imporre per legge. Povero mondo!
Sembra che in Italia il Parlamento si sia finalmente deciso a esaminare la proposta di legge sulla procreazione assistita. Tra il 15 e il 27 marzo, la Commissione Affari Sociali della Camera ha in calendario una serie di audizioni. Sara’ l’occasione per aprire il dibattito nel Paese anche sulla clonazione terapeutica? Ce lo auguriamo. Intanto ringraziamo gli scienziati che sulle pagine del Corriere della Sera lo scorso 4 marzo, hanno pubblicato un Manifesto contro la “scientificita’” della Dichiarazione dei loro colleghi. Il Manifesto (che riproponiamo in questa edizione e nella sezione Documenti), si conclude chiedendo “che, pur nella diversita’ di vedute e di convinzioni etiche e religiose, si arrivi comunque anche nel nostro Paese ad una regolamentazione legislativa sulla procreazione medicalmente assistita che consenta ai ricercatori italiani di partecipare, nel rispetto piu’ rigoroso dell’etica e della legge, all’impegno internazionale per cogliere le grandi opportunita’ applicative, comprese nuove cure per gravi malattie, che gli studi in questo campo lasciano intravedere”. Se da una parte questa iniziativa ci conferma che quanto stiamo chiedendo con la petizione per la clonazione terapeutica, non e’ un crimine contro l’umanita’, prima di sottoscriverlo vorremmo porre una domanda, retorica forse, ma non inopportuna. “Nel rispetto dell’etica” si dice; si’, ma quale? Quella cattolica? Quella islamica? Buddista? Indu’?
Vorremmo lo Stato senza etica! E “senza etichette” chiediamo che la legge non si infili a sindacare la liberta’ di ogni individuo di scegliere cosa fare del suo corpo, e lo lasci libero di decidere se e come riprodursi, se vuole incenerire gli embrioni avanzati o donarli alla ricerca, cosi’ come gli e’ stata riconosciuta la liberta’ di decidere se donare o no i suoi organi quando non gli serviranno piu’.