La clinica olandese per l’eutanasia ha aiutato a morire 51 persone in un anno

La clinica privata olandese specializzata della pratica dell’eutanasia a domicilio, ha aiutato 51 persone a morire durante il primo anno di attivita’. A 21 pazienti e’ stato fornito un farmaco letale e gli stessi se lo sono iniettato. Negli altri 30 casi, l’Associazione per la Morte Volontaria ha dato indicazioni ai medici per facilitare la morte dei loro pazienti. Il 48% delle richieste di aiuto -persone tra 11 e 100 anni- proveniva da persone malate di demenza e problemi psichici. Il resto erano malati di cancro o sclerosi multipla. Tutti si sono rivolti alla clinica come ultima possibilita’ dopo che si sono resi conto che altrimenti non era possibile.

L’eutanasia e’ legale in Olanda dal 2000 ed ha un consenso del 90% nella popolazione. I medici possono essere condannati a 12 anni di carcere se non si attengono alle seguenti condizioni: il paziente deve essere lucido e sicuro quando la chiede; la sua sofferenza deve essere mortale e il dolore insopportabile. Chi da’ i consigli al paziente deve consultare anche un suo collega e fare un rapporto alle commissioni ufficiali che esaminano tutte le richieste di eutanasia registrate nel Paese (nel 2009 ci sono stati 2.500 casi).

Nonostante che nessun medico sia stato condannato a 12 anni di carcere per violazione della norma, la nuova clinica assicura che sono molti i medici che la violano. Anche se temono le conseguenze. “Non andiamo oltre la legalita’, per questo abbiamo rifiutato i casi di gente sana, maggiorenne e con problemi di solitudine, che si erano stancati di vivere. Il 75% degli olandesi chiede di morire nella propria casa. Se pensiamo che ci sara’ mezzo milione di persone entro il 2040, con la conseguente perdita di coscienza e delle funzioni vitali, diventa importante spiegare bene come funziona la legge. E prevenire i suicidi”, dice Petra de Jong, direttrice della clinica.

L’équipe del centro consta di 15 unita’ mobili, ognuna con un medico e un’infermiera, per il servizio a domicilio. Prima di procedere, la situazione del paziente viene valutata da uno psichiatra. Le depressioni non sono prese in considerazione perche’ possono essere risolte in altro modo. Fa fede, per esempio, il caso di una donna di 41 anni che cerco’ di suicidarsi in 10 occasioni. La clinica la giro’ ai medici che riuscirono a risolvere i suoi problemi dopo averla aiutata per alcuni anni. “L’ideale sarebbe poter contare su una pillola legale per morire quando il paziente lo decide. Ora non e’ cosi’, e per questo siamo in trattativa con le assicurazioni che trattano i nostri servizi”, dice De Jong. Ad oggi una sola compagnia assicuratrice olandese, Menzis, con due milioni di clienti, include nelle sue polizze questo tipo di assistenza.

(articolo dall’Aja di Isabel Ferrer, pubblicato sul quotidiano El Pais del 01/11/2012)