Catastrofi climatiche in Europa. Nel 2100 coinvolgeranno due persone su tre

 Canicole, inondazioni, tempeste … nel 2100, due persone su tre che vivono in Europa, potrebbero essere colpite da eventi climatici estremi, secondo uno studio pubblicato il 4 agosto nella rivista The Lancet Planetary Health. Questo studio, condotto da un’équipe del Centro comunitario di ricerca della Commissione europea, mette in evidenza la vulnerabilita’ delle popolazioni europee di fronte al riscaldamento. Giovanni Forzieri, ricercatore in scienze dell’ambiente e primo autore dell’articolo, allerta in questo modo: “Il cambiamento climatico e’ una delle piu’ grandi minacce del XXI secolo per la salute umana. Se il riscaldamento non viene frenato con urgenza e non vengono prese appropriate misure, circa 350 milioni di europei potrebbero essere esposti annualmente a delle situazioni climatiche estreme e nefaste, da qui alla fine del secolo (rispetto ai 25 milioni dell’inizio del 2000)”.
In questo studio, i ricercatori si sono basati su un aumento della temperatura media di circa 3 gradi da qui al 2100, cioe’ lo scenario piu’ probabile per la maggior parte degli scienziati.
In queste condizioni, il numero di morti legati alle catastrofi connesse alla deregolamentazione climatica in Europa, sara’ moltiplicato per 50, passando dai 3.000 decessi annuali del periodo 1981-2010, a 152.000 a fine secolo.
Per ottenere questi risultati, gli scienziati hanno analizzato gli effetti di sette tipi di catastrofi tra le piu’ mortali -le ondate di calore, quelle di freddo, gli incendi delle foreste, le siccita’, le inondazioni fluviali e costiere e le tempeste- nei ventotto Paesi dell’Unione Europea, oltre che Svizzera, Norvegia e Islanda.
Grazie a 2.300 dossier delle catastrofi che hanno avuto luogo tra il 1981 e il 2010, i ricercatori hanno combinato le proiezioni climatiche ai flussi delle popolazioni. “Questo studio e’ interessante, perche’ parte da una base di dati molto importante e di qualita’”, sottolinea Robert Vautard, direttore della ricerca al CNRS, specializzato nelle scienze del clima europeo: “E’ il primo rapporto anche completo sugli eventi estremi in Europa, ma anche per l’esposizione delle popolazioni a questi eventi”.
Il caldo, primo rischio per l’Europa
Secondo lo studio, le ondate di calore saranno gli eventi climatici piu’ mortali. Esse causeranno circa il 99% totale dei morti che ci si aspettano. “L’esempio piu’ notevole e’ quello della canicola del 2003, ricorda Giovanni Forzieri. E’ uno dei piu’ grandi disastri legati al clima, a livello europeo”.
In effetti, questa ondata di calore ha fatto piu’ di 70.000 morti in Europa, di cui 19.000 in Francia. Dopo, ogni anno, i record di temperature continuano a manifestarsi. Come lo scorso 31 luglio dove, con 30,5 gradi rilevati in Corsica, il record di calore notturno in Francia e’ stato battuto.
Le inondazioni costiere, in gran parte legate alla crescita del livello dei mari, aumenteranno ugualmente in modo esponenziale. Oltre ad una moltiplicazione per 40 del numero dei morti di cui sono responsabili, questi avvenimenti produrranno danni materiali considerevoli.
A confronto, gli incendi, le inondazioni fluviali e le tempeste avranno aumenti di minore intensita’. Ma questi tipi di catastrofe potrebbero colpire alcuni Paesi abitualmente meno esposti ai cambiamenti del clima, come Romania, Germania o Regno Unito.
Perche’ di fronte a queste catastrofi, tutti i Paesi non sono uguali. Le disparita’ nord-sud di fronte al riscaldamento si ritrovano al livello dell’Europa. In virtu’ dell’aumento delle ondate di calore e delle siccita’, l’influenza del clima sara’ in effetti piu’ importante nel sud del Vecchio Continente (Grecia, Italia e Spagna).
Ogni anno, la totalita’ della popolazione potrebbe essere colpita da una catastrofe climatica. Con 700 decessi annuali su un milione di abitanti, il clima diventerebbe la prima causa di mortalita’ legata all’ambiente, prima dell’inquinamento dell’aria.
Al contrario, a nord, le ondate di freddo potrebbero sparire. “Ma l’effetto di questo riscaldamento non sara’ sufficiente a compensare le catastrofi, come le inondazioni costiere e le siccita’”, sottolinea Forzieri. Un europeo del nord su tre potrebbe anche essere colpito dal clima ogni anno.
Sono necessarie politiche di adattamento
Ma il percorso non e’ indicato. Questi risultati non prendono in considerazione l’adattamento delle popolazioni ne’ le possibili decisioni politiche, come spiega Robert Vautard: “Se gli accordi di Parigi sono rispettati, per esempio, ci sono possibilita’ che i risultati di questo studio siano leggermente meno catastrofici. Al contrario, se niente viene fatto, il numero di persone coinvolte andra’ ad esplodere”.
Resta dunque una possibilita’ di invertire la tendenza. Oltre una riduzione drastica delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra per limitare la crescita delle temperature, diverse soluzioni sono ipotizzabili per ridurre l’impatto: una sistemazione urbana ad hoc, migliori climatizzazioni e isolamenti termici, un cambiamento nello sfruttamento dei terreni… Il ricercatore francese prosegue: “Dipingere i tetti di bianco, per esempio, permette di evitare l’assorbimento dei raggi solari e la creazione di sacche di calore”.
Una organizzazione specifica del sistema di sanita’ permetterebbe ugualmente una migliore prevenzione, tipo i piani contro la canicola che sono indispensabili per evitare una crisi come quella del 2003. “C’e’ bisogno urgente di politiche rigorose di attenuazione del cambiamento climatico, ma anche di adattamento, insiste Giovanni Forzieri. E questo, per tutti i Paesi”….

(articolo di Clémentine Thiberge, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 05/08/2017)