Una casa d’accoglienza e cura multigenerazionale
A Kassel sorge il primo hospice in Germania pensato per più generazioni. L’ha creato Ursa Paul, cultrice di una nuova spiritualità che unisce antiche tradizioni mistiche e moderne conoscenze scientifiche. Anni fa le capitò di sognare un grande albero carico d’anni, intorno al quale era stata costruita una casa di vetro e lì convivevano persone di tutte le età. Era l’idea della vita come un cerchio che avvolge l’esistenza dalla nascita alla morte.
Nella casa di cura nascono bambini e abitano persone venute per trascorrervi in pace gli ultimi anni dell’esistenza. Le stanze sono chiare, i mobili discreti, abbondano i fiori freschi che cambiano colore settimana dopo settimana seguendo il ritmo ispirato dai colori dei chakra (centri d’energia del corpo umano). La scienza dei chakra è di origine orientale, e rientra nel sistema di cure e di nutrizione elaborato dalla stessa Ursa Paul.
La struttura si fonda sul senso di responsabilità, crea programmi sociali, e ha istituito una scuola per bambini malati a tal punto che nemmeno le scuole speciali ufficiali sanno come aiutarli. Accoglie anche coppie consapevoli di mettere al mondo un figlio morto e gli dà la possibilità di seppellirlo.
Ma è soprattutto un luogo per la vita. Lì dentro è più facile sentirsi accettati e sostenuti. E’ un mondo più lento, meno ansiogeno. Ci sono ragazzi malati che giocano nella stessa stanza dove signore novantenni stanno leggendo il giornale e altre sedute in poltrona sono perse nei loro ricordi.
Il Kasseler Heilhaus è un ricovero privato; non riceve contributi pubblici poiché il sistema sanitario riconosce e sostiene le strutture per bambini e quelle per adulti, mentre questo è un misto ed è un inedito. Intanto però può contare sulla ministra del Lavoro e degli Affari Sociali, Ursula von der Leyen, che ha espresso la sua simpatia per un luogo dove giovani e vecchi possono vivere in armonia, e ha scritto che farà la sua parte per sostenere un’idea tanto coraggiosa.
(tratto da un articolo di Claus Peter Mueller per Frankfurter Allgemeine Zeitung del 16-09-2011. Traduzione di Rosa a Marca)