Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati
“Fuma uno spinello a 10 anni e finisce in ospedale”. Titolava così un quotidiano ieri ripreso da numerose agenzie. Ovviamente era una bufala smentita in serata. Oppure: ”al di là di ogni dubbio”, dice il ministro Giorgia Meloni oggi sul Giornale, “le droghe cosiddette ‘leggere’ … (possono) ingenerare pericolosi disturbi mentali e della personalità, contro i quali spesso le terapie riabilitative riescono a fare ben poco”. Solo due esempi di come, dinnanzi al fallimento della politica repressiva sulla droga, il politico e il giornalista credano di fare un servizio ai giovani producendo disinformazione. Come già dimostrato da diversi studi, i messaggi apocalittici sulla cannabis non solo non hanno alcun effetto deterrente, ma addirittura ne incoraggiano il consumo fra i giovani che non l’hanno mai provata.
Ora una ricerca dell’Università di Albany, pubblicata sulla rivista scientifica Addiction Behaviour, suggerisce che questo approccio mediatico e politico ha ripercussioni negative anche sulla ricerca scientifica.
La ricerca ha prodotto risultati contrastanti sugli effetti della cannabis sulle funzioni cognitive, scrivono gli autori. Questi risultati divergenti potrebbero essere dovuti alla cosiddetta “minaccia degli stereotipi” (ST o stereotype threat), una condizione che si verifica quando un individuo si convince di appartenere ad un gruppo di soggetti di qualità inferiore, causando risultati modesti nei test delle capacità cognitive.
Il bombardamento mediatico sugli ipotetici deficit delle funzioni cognitive causate dalla cannabis potrebbe infatti causare la minaccia degli stereotipi (ST) nei consumatori di cannabis, particolarmente fra gli uomini. Sono stati esaminati 57 consumatori di cannabis divisi in due gruppi: al primo sono stati forniti riassunti sulle ricerche che indicano un rapporto fra cannabis e deficit delle funzionalità cognitive (gruppo ST), al secondo riassunti di ricerche che invece indicavano la innocuità della sostanza (gruppo di controllo). I partecipanti sono poi stati sottoposti a diversi test cognitivi, tra cui il California Verbal Learning Test-II, il Controlled Oral Word Association Test e il Digit Symbol Substitution Task.
I maschi nel gruppo ST hanno conseguito risultati peggiori in tutti i test rispetto ai maschi dell’altro gruppo solo per il fatto di essere stati oggetto di informazioni sugli effetti negativi della cannabis. Al contrario, le donne del gruppo ST hanno riportato risultati migliori del gruppo di controllo.
I ricercatori suggeriscono che le consumatrici di cannabis si identificano meno con lo stereotipo associato alla sostanza rispetto ai maschi.
Soprattutto, concludono gli autori, se si vuole giungere a risultati certi sugli effetti della cannabis, è necessario sfatare gli stereotipi sulla sostanza prima di sottoporre i soggetti a test sulle funzioni cognitive.