Cannabis legalizzata. Ex-agente DEA lavora con l’erba legale

Fino a novembre dell’anno scorso, il lavoro di Patrick Moen consisteva nel lottare contro le droghe in Usa. Ora si dedica a promuovere le stesse. Questo ex-agente della DEA (agenzia antidroga Usa) lavora da alcuni mesi alla Privateer Holdings, un’azienda di investimenti di Seattle specializzata nel fiorente settore della marijuana.
“Avevo ascoltato l’amministratore della compagnia alla radio e ne ero rimasto impressionato. Gli scrissi attraverso i social network e ci siamo ritrovati a prendere un caffe’. Poco tempo dopo mi disse che se volevo potevo partecipare al suo progetto”, spiega Moen.
Il suo lavoro consiste nell’offrire consulenza legale, nonche’ nel pianificare l’espansione della Privateer Holdings e trovare nuovi investitori.
“Ho lasciato la DEA per vari motivi. Primo perche’ ero frustrato dalla politica antidroga federale, secondo perche’ avevo bisogno di un nuovo profilo professionale, terzo, perche’ mi si era presentata un’opportunita’ che ritenevo fosse importante”.
Moen, che difende energicamente la legalizzazione della marijuana, considera che si e’ presentata una opportunita’ storica negli Stati di Washington e Colorando, dove, grazie a dei referendum che si sono tenuti nel 2012, per i maggiori di 21 anni, e’ consentita produzione vendita e consumo di marijuana. In Colorado il tutto e’ gia partito il 1 gennaio, mentre in Washington la partenza e’ per il prossimo giugno. Nel contempo, in 20 Stati degli Usa e’ legale la marijuana terapeutica, grazie alla quale si stanno mettendo le basi per un settore economico con un potenziale enorme.
“E’ molto importante che questo si faccia bene, che funzioni bene, che le imprese private creino delle etichette, perche’ da questa esperienza dipendera’ il futuro della marijuana e del suo mercato”.
Coi suoi 36 anni, l’ex-agente era in un gruppo che si dedicava a combattere il traffico di metamfetamina ed eroina a Portland.
“Avevo un buon lavoro e una carriera promettente nella DEA, ma mi sentivo che la politica sulle droghe era equivoca, che il suo approccio era passato di moda anche per gli agenti che lo perseguivano”.
Moen ricorda il metodo col quale si veniva a sapere quando i suoi compagni di lavoro passavano con ‘il nemico’. “Prima si sapeva fra noi agenti a livello individuale, quando si era piu’ amici fra di noi, e notavo che la maggior parte reagiva positivamente. Questo mi dava confidenza, e dopo tenevo una riunione privata coi miei supervisori, che mi dicevano addio perche’ volevano fare fortuna”.
Dentro la DEA Moen non conosceva nessuno che consumasse marijuana, ma molti dei suoi ex-compagni avevano famigliari e amici che consumavano questa droga.
“Si pretende di demonizzare la marijuana e i suoi consumatori, e questo non ha senso con quello che sente la gente ed anche rispetto agli standard del presidente Barack Obama… Tutti conoscono qualcuno che fuma”.
L’ex-agente Moen crede che la legalizzazione della marijuana sia un segnale di progresso sociale e che continuare a criminalizzare questa droga e’ una enorme perdita di energie.
“La legalizzazione e’ quello che gli americani chiedono. L’85% e’ d’accordo che si legalizzi per uso medico e il 55% per uso ricreativo. Sara’ un bene per il nostro Paese e anche per i nostri alleati, come il Canada, il Messico”.
Secondo lui la strategia di guerra contro le droghe non funziona, e considera che sia un errore perseguire narcotici come l’eroina, la cocaina e le metamfetamine.
“Quando c’e’ una domanda, c’e’ sempre traffico .. Non so quale sia la soluzione, e credo che nessuno la sappia, ma credo che dobbiamo riconsiderare alcune strategie”

(articolo di Ángel Villarino, pubblicato sul quotidiano La Reforma del 23/02/2014)