Brasile. Clonazione tra telenovelas, religioni e pragmatismo
In Brasile subito dopo lo scalpore suscitato dalla notizia della pecora Dolly, la paura per la clonazione umana aveva fatto scattare il classico meccanismo di difesa. Era nata cosi’ la legge di Biosicurezza che vietava qualsiasi tipo di clonazione. Oggi il dibattito si riapre e l’atteggiamento e’ molto diverso. La paura ha lasciato spazio alla riflessione e alla necessita’ di dibattere di un argomento che non puo’ essere affrontato in maniera superficiale.
Questo e’ stato l’anno di una telenovela che ha spiazzato tutte le trasmissioni televisive, che ha ricevuto plausi dalla critica, dal pubblico, che ha fatto scattare picchi di audience sorprendenti, dalle istituzioni brasiliane, a partire dal presidente della Repubblica in poi. “O Clone” era il titolo della telenovela che abbinava temi caldi per la societa’ brasiliana, che andavano dalla droga alla cultura islamica, passando attraverso la storia di un clone, che durante le varie puntate scoprira’ il fratello, il clonato, e il padre biologico. I due protagonisti sono persone diverse (anche se interpretate dallo stesso attore), soprattutto caratterialmente. Su questo si instaurera’ la battaglia giudiziaria per i suoi diritti. Se la storia e’ fantastica e affrontata con lo stile tipico delle telenovelas e’ stata comunque utile per riaprire un dibattito che non poteva rimanere stretto in una norma dettata dalla paura della pecora Dolly e di un’umanita’ creata in laboratorio per avere la razza perfetta.
Questa settimana il Senato brasiliano ha organizzato un forum di due giorni con un titolo forte “Clonazione Umana” per chiarire che la clonazione ha una serie di implicazioni che non sapere, e non volere cogliere, sarebbe deleterio e controproducente per le persone che soffrono di malattie genetiche, in particolare, e piu’ in generale, perche’ le nuove tecnologie non possono rimanere argomento di dibattito dei soli scienziati chiusi nei loro laboratori.
Il Governo brasiliano e’ ha favore della clonazione delle cellule umane per fini terapeutici. L’affermazione e’ stata fatta dal ministro per la Scienza e la Tecnologia, Ronaldo Sardenberg: “il progresso della scienza comporta un dibattito, e per certi versi, una rivisitazione dei concetti etici che interessano la societa’”. Saggiamente il ministro ha sostenuto che il dibattito potrebbe partire dalla premessa che la clonazione non riproduttiva e l’uso delle cellule staminali, in se’, non deve essere rigettato come un procedimento di supporto alle terapie mediche, ma anzi sostenuto e sviluppato. Con lui si e’ schierato subito il presidente della Commissione Nazionale di Biosicurezza, Ésper Cavalheiro: “la norma (che attualmente vieta qualsiasi tipo di clonazione) e’ in discussione nella Commissione, ma la decisione non spetta tanto a noi, ma all’intera societa’. La discussione con gli scienziati dell’area agricola e zootecnica, portatori di malattie genetiche e dei loro familiari, per esempio, e’ fondamentale. In fondo, milioni di brasiliani potrebbero beneficiare di queste conoscenze”. Lo stesso senatore del Partito Democratico dei Lavoratori, Sebastião Rocha, autore di un progetto di legge che prevede pene durissime per la clonazione umana, fino a 20 anni di carcere, ha sentito la necessita’ di rivedere la sua posizione per quanto riguarda l’uso medico e terapeutico di queste tecnologie. Rocha ha tuttavia fatto presente la sua preoccupazione: l’utilizzo di embrioni umani per la creazione di tessuti e organi potrebbe essere contrastata dalla Chiesa Cattolica.
Il Brasile, con i suoi 170 milioni di abitanti, e’ il Paese con il numero piu’ alto di cattolici, anche se i dati continuano a mostrare una diminuzione preoccupante di fedeli, a scapito non tanto delle altre religioni, ma dell’ateismo. Religioni tipiche della zona sono quelle del sincretismo (40 milioni di seguaci), nate dalla fusione dei riti africani e della fede cattolica, i riti della Macumba ne sono un esempio, e, in questo senso, l’Umbanda e’ tra le piu’ diffuse. Solo a Rio de Janeiro ci sono 62 mila templi per la Macumba. Cosi’ il seminario del Senato dopo avere ascoltato politici, legislatori e scienziati, ha sentito la necessita’ di coinvolgere nel dibattito anche i rappresentanti delle religioni. L’unico a distinguersi e’ stato Antônio Moser, che rappresentava la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile: “la vita e’ un dono di Dio”. La vita inizia con la fecondazione dell’ovulo, pertanto da quel momento in poi l’uomo non puo’ piu’ intervenire a distruggerla. Di segno decisamente opposto tutti gli altri a partire dal rabbino Henry Sobel, presidente della Comunita’ Israelita di San Paolo. La clonazione terapeutica deve essere permessa “se puo’ essere usata per curare malattie e salvare vite umane, il giudaismo l’appoggia e l’approva”. Il maestro Araobatan, rappresentante dell’Ordem Iniciática do Cruzeiro Divino-Umbanda, ha difeso la clonazione terapeutica, se la tecnica puo’ offrire benefici all’umanita’, la sua concezione religiosa fa precedere la vita alla fecondazione. Stessa prospettiva per il rappresentante della Federazione Spiritista del Brasile, Albenice Carvalho, “la dottrina spiritista e’ favorevole a tutti gli sforzi che allargano la conoscenza e la visione morale degli uomini”.
Sembra ripetersi uno schema gia’ visto, riproducendo le argomentazioni gia’ sentite sull’aborto. Potrebbe percio’ risultare utile prendere a prestito lo storico statunitense James C. Mohr che assicura come l’ondata antiabortista, nata nel ventesimo secolo, debba intendersi come “una deviazione dalla norma, un periodo di interruzione della consuetudine di tolleranza storica che e’ sempre esistita sopra l’aborto”.
Infatti la stessa Chiesa Cattolica ha accettato l’aborto, in un modo o in altro, durante 19 dei suoi 20 secoli di esistenza. San Agostino sosteneva che un embrione mancante di sensibilita’ non puo’ essere considerato una persona e questa qualita’ l’acquisiva il feto di sesso maschile solo 40 giorni dopo il suo concepimento e quello di sesso femminile 80 giorni dopo. Nell’anno 1140 nella prima raccolta canonica della Chiesa si scrisse che, nella sua prima fase biologica, l’aborto non era un omicidio, e nel 1591 il papa Gregorio XIV stabili’ che l’anima dell’embrione si concretizza solo 17 settimane dopo il concepimento, per cui non venivano scomunicate le donne che abortivano prima. Solo a partire dal 1869 la Chiesa universalizza e irrigidisce la sua posizione di fronte all’aborto.
Questo potrebbe per certi versi rassicurarci nell’attesa che un nuovo Concilio, un nuovo Papa, o un nuovo Catechismo, cambi nuovamente la sua interpretazione. Ma nel frattempo e’ sempre meglio ricordarsi che il Brasile e’ uno Stato laico, e che dovra’ prevalere l’interesse per la salute pubblica dei suoi cittadini, che siano cattolici o meno, rispetto alle indicazioni dogmatiche offerte dai pulpiti delle Chiese.