Il bando mondiale alla clonazione? La montagna non e’ riuscita neppure a partorire il topolino!

Il bando Onu della clonazione umana: la questione e’ stata declassata da materia di un trattato internazionale, ad argomento di una mera dichiarazione d’intenti. C’e’ di che cantare vittoria. E come se non bastasse la discussione e’ stata ulteriormente rimandata dal comitato giuridico dell’Assemblea generale ad un gruppo di lavoro che nel prossimo febbraio dovrebbe riunirsi per la redazione di un testo da sottoporre in seguito agli Stati membri. Comunque una dichiarazione non vincolante, a differenza di un trattato che una volta recepito dallo Stato assume valore di legge.
“La divisione nella comunita’ internazionale e’ tale che nessun trattato potrebbe arrivare al risultato voluto, cosicche’ l’idea alla base della dichiarazione e’ di trovare un linguaggio abbastanza generale da essere approvato da tutti”, ha spiegato Mac Pecsteen, diplomatico belga.

Il dibattito pendente all’Onu dal 2001 puo’ essere riassunto nelle due posizioni contrapposte di chi vuole bandire la clonazione umana tout-cort, e chi solo quella riproduttiva, lasciando ai singoli Stati membri la liberta’ di regolamentare e ammettere quella terapeutica.
Il primo gruppo rappresentato dalla proposta di risoluzione del Costa Rica, sostenuto da Usa, Italia e che gode del sostegno del Vaticano, poteva contare su 62 Paesi. Il secondo, rappresentato dalla proposta del Belgio, e sostenuto da Gran Bretagna, Cina, Giappone, Corea del Sud, Singapore, poteva contare su 20 Paesi dei 191 totali. Nessuno dei due riusciva ad ottenere la maggioranza necessaria per far passare il proprio documento.

Nel 2003, grazie in particolare alla Conferenza dei Paesi islamici, la redazione del trattato venne rimandata di un anno in attesa di approfondire le conoscenze tecnico scientifiche e di trovare un dispositivo che riuscisse a mettere tutti d’accordo. L’anno e’ trascorso, ma il consenso non e’ stato trovato. Le due posizioni erano del resto inconciliabili e la campagna elettorale per la corsa alla Casa Bianca ha rallentato il percorso in seno all’Onu. Cosi’ mentre il segretario generale Kofi Annan si esprimeva alla vigilia del voto Usa a favore della clonazione terapeutica, Bush e Kerry si sfidavano non solo sul terreno dei finanziamenti federali alla ricerca scientifica con le staminali embrionali, ma anche su un diverso approccio alle Nazioni Unite sulla clonazione terapeutica. Tutto questo aveva fatto si’ che il Comitato giuridico aveva deciso di rimandare qualsiasi decisione a dopo il 2 novembre. Confermato George W. Bush alla Casa Bianca, non avere adottato un bando mondiale contro la clonazione e’ stato interpretato come una sconfitta per un presidente che anche su queste tematiche aveva impostato la campagna elettorale. Una sconfitta che arriva dopo quella ancora piu’ bruciante del referendum californiano, che aggira il diniego dei finanziamenti federali, concedendo a queste ricerche quelli statali. Ora sara’ piu’ difficile per Bush proporre divieti federali.

La decisione al Palazzo di Vetro di abbandonare il trattato e’ stata presa consensualmente. Il Marocco, che presiedeva il comitato, aveva mantenuto fino all’ultimo minuto utile i negoziati bilaterali tra i promotori dei due testi contrapposti, Costa Rica e Belgio. L’Italia, alla vigilia del voto, ossia il 18 novembre, si e’ unita al gruppo proponendo un testo alternativo per cercare di andare oltre l’empasse che si era creato. Il testo italiano prevedeva un invito ai Paesi a “vietare ogni tentativo di creare la vita umana con la clonazione e a interdire ogni ricerca che miri a tale scopo”. La novita’ stava nella formula “vita umana” che sostituiva “esseri umani”.
La conclusione e’ stata che le delegazioni hanno optato per posticipare la discussione al prossimo febbraio destinandola ad un gruppo di lavoro che a partire dal testo italiano dovra’ elaborare una “dichiarazione”. “Non e’ che esista un consenso sul testo italiano -ha chiarito poi il belga Pecsteen- c’e’ solo un consenso ad usarlo come punto di partenza”, per ulteriori discussioni.

Tuta la vicenda, si potrebbe riassumere cosi’: la montagna non e’ riuscita neppure a partorire il topolino! Il parto e’ rimandato, infatti, a febbraio 2005.

L’Associated Press riferisce una fonte Usa anonima: “speriamo in un risultato che soddisfi tutti, con una formulazione che salvaguardi il principio della dignita’ umana e sia unanimemente accettata”.
Secondo il vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Elio Sgreccia, citato da Zenit, la conclusione della vicenda rappresenta “un indebolimento della posizione iniziale, perche’ si passa ad una semplice dichiarazione non vincolante”. Secondo il prelato, “verbalmente, quello che e’ detto risulta inoltre un po’ ambiguo perche’ il termine ‘vita umana’, che sostituisce quello di ‘essere umano’, risulta vago e anche -direi- inutile, perche’ ‘vita umana’ potrebbe essere anche una cellula”. “Questa espressione che l’Italia ha suggerito, praticamente, non e’ ne’ esatta ne’ indicativa”. “Formalmente c’e’ una difficolta’ ad ammettere la clonazione, pero’, si avverte altrettanto forte la volonta’ di trattare i processi di riproduzione come svincolati dalla dignita’ umana e l’embrione come un oggetto sperimentale”.

“Questo e’ un risultato molto buono”, si felicita sull’altro fronte Bernard Siegel, direttore del Genetics Policy Intitute.
Dopo una mobilitazione che ha visto centinaia di e-mail e fax da inviare alle delegazioni dei Paesi indecisi a sostegno della liberta’ di ricerca, l’associazione Luca Coscioni e il Partito radicale trasnazionale evidenziano i punti “assolutamente positivi”: “scompare il mandato a negoziare una Convenzione internazionale che metta al bando la “clonazione umana”; si passa da una Risoluzione a una Dichiarazione; per le basi del lavoro futuro, dalla perentorieta’ della risoluzione del Costa Rica, si passa alla completa indeterminatezza sull’eventuale esito del percorso negoziale; si apre la possibilita’ di contributi scientifici al processo decisionale”.
E con una dichiarazione congiunta Marco Cappato e Marco Perduca scrivono: “come Associazione Luca Coscioni e Partito radicale transnazionale consideriamo il rinvio a data da destinarsi del voto sulla risoluzione come un successo anche nostro, della campagna di mobilitazione lanciata dalla conferenza di aprile alla Commissione diritti dell’uomo di Ginevra, proseguita con la Sessione costitutiva del Congresso mondiale per la liberta’ di ricerca scientifica e culminata con l’appello internazionale di Luca Coscioni, sottoscritto da 73 premi Nobel, centinaia di scienziati e presidenti di Accademie delle scienze da ogni continente, parlamentari e migliaia di cittadini che hanno scritto personalmente attraverso il nostro sito alle delegazioni Onu dei Paesi rimasti fino a ieri incerti. Denunciamo la censura totale -con eccezioni isolate come quella del giornale “l’Unita’”- da parte dei mezzi di comunicazione italiani, che hanno reso clandestina non solo l’iniziativa degli unici soggetti politici impegnati, ma soprattutto le personalita’ accorse in nostro sostegno; ad esse si era aggiunta anche la “Coalizione americana per l’avanzamento della ricerca medica”, della quale fanno parte anche i promotori del referendum californiano che ha assegnato 3 miliardi di dollari alla ricerca sulle cellule staminali. Ragione in piu’ per sottolineare la totale assenza di sostegni da parte di Confindustria, del Presidente Luca Cordero di Montezemolo e della quasi totalita’ degli imprenditori italiani, sia sulla campagna Onu che sulla campagna referendaria italiana”.

Incredibile, ma il bicchiere quasi pieno, puo’ diventare quasi vuoto. Cosi’, infatti, associazioni pro-life citate da Aci Prensa: “il risultato piu’ importante di questi tre anni di lavoro e’ che abbiamo evitato l’approvazione di una convenzione in cui si permetteva la ‘clonazione terapeutica’, che sembrava vincere ai voti grazie alla cattiva informazione e alla mancanza totale di conoscenza”.
Davvero, da che pulpito!