Artico: come il cambiamento climatico ridisegna le relazioni internazionali

 Come una regione puo’ passare da una situazione di periferia a quella di nuova frontiera delle relazioni internazionali in meno di un decennio? E’ il caso dell’Artico, una conseguenza diretta del cambiamento climatico. Di questa regione, dove l’aumento delle temperature e’ molto superiore alla media mondiale, dipende una parte importante dell’avvenire del Pianeta, essenzialmente grazie all’aumento del livello dei mari e degli oceani come nota conseguenza del mutamento della calotta glaciale della Groenlandia e della liberazione di metano che e’ presente nell’Artico, solo per citare alcuni esempi. Prestando attenzione ai nuovi giochi economici e geopolitici dell’Artico, si risale simbolicamente al 3 agosto 2007, quando una bandiera russa e’ stata piantata sul polo Nord. In seguito, l’interesse internazionale per questa regione non ha cessato di crescere.
L’Artico e’ attualmente un caso di scuola per eccellenza grazie alle conseguenze del cambiamento climatico sulle relazioni internazionali. La regione non e’ l’ultima arrivata sulla scena internazionale, come lo ha ben dimostrato la Guerra fredda, ma la sua esposizione internazionale e’ senza precedenti. Come lo testimonia la popolarita’ dell’instaurazione permanente del Consiglio dell’Artico, forum intergovernativo creato nel 1996, e dove gli Usa assicurano la presidenza a turno. La presenza in seno al Consiglio, a diversi livelli, dell’insieme degli attori del G7/G8 e di potenze come la Cina e l’India, da’ a questo mini G20 una visibilita’ mondiale che e’ rara per un forum regionale. Oltre i cinque Paesi nordici (Danimarca tramite la Groenlandia, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) l’Artico comprende il Canada, gli Usa e la Russia, che notoriamente per la propria superficie artica fa sfoggio di potenza regionale.
L’Artico non e’ solo un termometro del cambiamento climatico. Le tensioni geopolitiche sono presenti anche a queste latitudini, essenzialmente quando si tratta di relazioni tra la Russia e i Paesi della Nato. I rapporti di forza su scala mondiale non sono sempre gli stessi su scala regionale, come per l’appunto accade nel Grande Nord. Per la propria singolarita’, l’Artico offre un’altra lettura del mondo, essenzialmente grazie ad una diplomazia climatica e scientifica che permette a delle grandi potenze, spesso rivali, di rompere il ghiaccio. Questo quando Cina, Usa, Russia, India e altri si ritrovano fuori dai luoghi abituali di incontro.
Delle nuove opportunita’ in un ambiente fragile
Il cambiamento climatico ha aperto delle nuove opportunita’ economiche nell’Artico. L’acceso alle risorse naturali (gli idrocarburi, i numerosi minerali che servono a specifiche strategie, le risorse ittiche che migrano verso il Nord grazie al riscaldamento dei mari e degli oceani, cosi come l’acqua dolce, strategica sul lungo termine, e di cui circa il 10% delle risorse mondiali si trova in Groenlandia) e lo sviluppo delle rotte marittime artiche (il numero dei transito e’ ad oggi limitato, rispetto alle rotte marittime tradizionali del commercio internazionale, ma la strada che segna il passaggio del Nord-est lungo la Russia procede con l’accelerazione della mondializzazione, cosi’ come attraverso la considerevole riduzione delle distanze tra Asia ed Europa che ha di conseguenza), diventano piu’ facili.
Fatta questa constatazione, e’ giocoforza constatare che l’ambiente della regione e’ fragile e che le condizioni possono essere estreme. Per queste sue caratteristiche, l’Artico ha la possibilita’ di diventare il modello di uno sviluppo economico di lunga durata.
Sul piano della configurazione, l’Artico non e’ l’Antartico: popolazione di circa 4 milioni di abitanti, la regione che circonda il polo Nord e’ un oceano che bagna degli Stati sovrani, liberi di decidere sullo sviluppo della propria zona artica. Solo uno spazio intorno al polo Nord, in corso di delimitazione di fatto per le domande di estensione dei limiti della propria parte continentale di alcuni Paesi rivieraschi dell’oceano Artico, non appartiene a nessuno.
Una presa di coscienza tra le imprese che partecipano allo sviluppo dell’Artico e’ un canale da considerare, grazie all’evidenza, al di la’ dei rischi ambientali, il rischio di immagine e di notorieta’ in caso di incidente in un ambiente che, nell’incoscienza generale, resta sinonimo di purezza, e’ troppo grande per ogni impresa che si rispetti.
Un’importanza strategica messa in evidenza grazie alla Cina
Sul piano della geopolitica e della ricerca sul clima, i due poli si uniscono fra di loro. La penetrazione di una potenza come la Cina nelle regioni polari, essenzialmente per il settore della ricerca, occuperebbe senza dubbio, da sola, un intero blog. L’Artico deve in gran parte alla Cina l’esposizione internazionale che sta avendo da diversi anni. Oggi, gli sviluppi della regione artica sono seguiti fino in Oceania.
L’Artico, unica regione a legare i grandi blocchi dell’economia mondiale che sono attualmente l’America, l’Europa e l’Asia, e’ un vero e proprio laboratorio delle strategie del XXI secolo: cambiamento climatico, sicurezza energetica, cooperazione tra potenze rivali, commercio internazionale, nozione di indipendenza, etc…
Guardare il mondo dall’alto porta ad osservare il tutto sotto una diversa angolazione, cosa che permette talvolta di meglio comprendere alcuni giochi mondiali. La regione-mondo Artico, sicuramente, non perde il Nord.

(articolo di Damien Degeorges, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 01/05/2016)