Francia. Remunerare le donazioni di ovociti?

Sono sempre piu’ numerose le francesi che vanno in Spagna o in Belgio a comprare ovociti per rimanere incinte. In Francia, la legge impone la gratuita’ e l’anonimato delle donazioni.
Le leggi francesi di bioetica hanno sempre considerato il corpo umano non in vendita, e hanno posto come principio assoluto la gratuita’ e l’anonimato delle donazioni, che si tratti di sperma, ovociti, sangue, midollo osseo, organi… Non tutti Paesi osservano queste stesse regole. La discordanza tra i nostri precetti e quelli di altri Paesi d’Europa solleva dubbi sui nostri principi morali. La situazione e’ particolarmente tesa in materia di donazioni di ovociti poiche’ un numero crescente di francesi si reca in Spagna, in Belgio o addirittura in Gran Bretagna per “comprare” le preziose cellule, difficili da ottenere in Francia. Numerosi esperti francesi pensano che la prossima revisione delle leggi sulla bioetica, prevista nel 2009, dovrebbe essere l’occasione per dibattere la questione. Di fronte all’attuale situazione inestricabile, molti di loro sono favorevoli alla remunerazione delle donatrici.
Il dono di ovociti permette a una donna che non ha piu’ l’ovulazione, o perche’ in menopausa precoce o a causa di una malattia, di poter restare eventualmente incinta. Si tratta, schematicamente, di fecondare l’ovulo (donato) con lo sperma del marito o del compagno della paziente interessata, e di reimpiantarle l’embrione cosi’ ottenuto. La difficolta’ sta nel trovare donatrici di ovociti. In effetti, se la donazione di sperma e’ semplice, quella degli ovociti e’ piuttosto complicata. La donatrice volontaria deve subire un trattamento di stimolazione delle ovaie, essere sottoposta a prelievi di sangue e ad ecografie, infine subire il prelievo di ovociti sotto anestesia o sedazione per via transvaginale. In Francia la legge prevede la possibilita’ del dono, purche’ gratuito. Secondo l’Agenzia di biomedicina, alla fine del 2006 c’erano 1.100 coppie in attesa di ovociti mentre, nello stesso anno, ne avevano beneficiato solo 228 donne ed erano nati un centinaio di bambini. Il periodo d’attesa oscilla tra i sei mesi e i cinque anni. Tenuto conto che generalmente occorrono numerosi tentativi di fecondazione in vitro prima di restare incinta, si puo’ immaginare l’impazienza delle coppie.
“Principi etici aggirati”
In Spagna, cosi’ come in Belgio, la legge e’ piu’ flessibile. Nulla impedisce alle giovani donne di “vendere” i loro ovociti. Nella sola Catalogna, nel 2006 sono state realizzate 5.000 donazioni di ovociti, una buona parte delle quali e’ andata a beneficio di donne francesi colpite da sterilita’ d’origine ovarica. Le donatrici sarebbero studentesse retribuite, sia originarie della Spagna, sia provenienti da Paesi dell’Est. Su alcuni siti Internet si legge che una fecondazione in vitro con donazione di ovociti costa 5.000 euro, tutto compreso.
“In Francia abbiamo dei grandi principi generosi e poi c’e’ la realta’”, spiega il professor Michel Tournaire (ospedale Saint-Vincent de Paul, Parigi). “Credo che dobbiamo avere un vero dibattito sul tema, accettando di guardare la realta’ cosi’ com’e'”. Del resto, con un’eta’ sempre piu’ tardiva del desiderio di gravidanza, il bisogno di ovociti rischia d’aumentare ancora. “Le donne aspettano troppo a lungo prima di restare incinte e cio’ accresce i rischi d’infertilita’ d’origine ovarica”, precisa il professor François Olivennes (Parigi). “L’esperienza dei Paesi stranieri mostra che solo la retribuzione permette di migliorare le donazioni. Se ci si fissa sui nostri principi di non remunerazione, s’instaura de facto una selezione per denaro tra coloro che hanno i mezzi per pagarsi le donazioni in Spagna o altrove, e le altre. Il problema e’ che se si compensano le donazioni di ovociti, poi sara’ difficile mantenere la gratuita’ delle donazioni di sperma, di midollo osseo, del sangue…”
Per il professor Marie-Guy Cous (ostetrico, Nantes), la questione ci ha sorpassato. “Penso che in Francia si debba rivedere la questione degli ovociti. Bisogna riflettere su cio’ che si constata tutti i giorni. I nostri principi etici vengono aggirati passando per l’estero”. La professoressa Sylvie Epelboin ritiene che la campagna fatta l’anno scorso dall’Agenzia di biomedicina in favore della donazione di ovociti vada nella giusta direzione, e che sarebbe ragionevole valutarne anzitutto le ricadute. Infine, pur ammettendo che quello degli ovociti e’ un problema reale, il professor Israel Nisand (Strasburgo) pensa che la remunerazione non sia la soluzione. “Sarebbe meglio riflettere sul dono dedicato: una donna potrebbe beneficiare direttamente della donazione di ovociti di una persona vicina -sorella, cugina, amica- in un quadro molto rigoroso. Cio’ metterebbe a rischio l’anonimato, ma rispetterebbe il principio di gratuita’”. Resta da vedere se il legislatore sapra’ essere capace, senza ipocrisie, di gestire il tiro alla fune tra la realta’ e i nostri generosi principi etici.