Carne. In Francia imperversa il sospetto nel piatto…

L’Islam cristallizza in tempi record la rabbia e la paura dei francesi. Lanciata da Marine Le Pen, e poi ripresa da Nicolas Sarkozy, la polemica sulla carne halal e’ dilagata per tre settimane, relegando nei retro-bottega il potere d’acquisto e le pozioni magiche per i tempi di crisi. Le varie opinioni sono state espresse in considerazione del fatto che non esiste una specifica regolamentazione per la carne halal, dice il sociologo Olivier Bobineau, specialista in religioni. “Nello stesso modo che, per i non-cattolici, un’ostia non e’ che un pezzo di pane senza lievito e non il corpo di Cristo, l’halal non e’ halal che per i musulmani. Il consumatore che non e’ un religioso, mangia solo della carne”. Al di la’ del paradosso e dell’evidente manipolazione politica, le questioni sollevate meritano di essere prese in considerazione.
E’ giusto il nostro diritto di sapere cosa sia cio’ che mangiamo
In pochi anni, il mercato dell’halal ha assunto tali dimensioni che al giorno d’oggi rappresenta un gioco economico-religioso su cui ogni cittadino e’ giusto che si faccia delle domande. Soprattutto perche’ questa incongrua controversia ha avuto l’effetto di porre uno sguardo sulla filiera industriale, quella della carne, i cui arcani sono poco conosciuti dai consumatori: si conosce l’origine sicura da dove proviene la bistecca o il pollo che finisce nei nostri piatti? Bisogna preoccuparsi per le condizioni sanitarie in cui le bestie vengono prese e abbattute? Perche’ mangiare carne halal o Kasher senza essere informati? E’ giusto il nostro diritto di sapere cosa sia cio’ che mangiamo. La questione -che riguarda un’epoca in cui ognuno rivendica di poter scegliere in ogni occasione- appassiona i francesi, almeno a giudicare dal numero di opere e di documenti d’indagine in materia.
L’alimentazione tocca la nostra intimita’ funzionale
Sicuramente la sicurezza sanitaria non e’ mai stata cosi’ alta e, “dopo la mucca pazza e le altre grandi crisi degli anni 1990, la confidenza dei consumatori se ne e’ avvantaggiata”, fa notare Franck Lehuédé, del Centre de recherche pour l’étude et l’observation des conditions de vie (Credoc). Ma gli avvenimenti mortali dell’Escheria coli O104.h4, l’anno scorso, o il manifestarsi in questi giorni di un nuovo virus devastante per gli agnelli europei, da’ stimolo a vigilare, come non smettono mai di ricordare le associazioni ecologiste. “L’alimentazione rinvia a cio’ che introduciamo nei nostri corpi; in questo essa riguarda la nostra intimita’ funzionale dice l’antropologa Noelie Vialles-. E’ meglio essere guardinghi”.
L’abbattimento, in cui si presuppone la presenza di violenza, ci porta anche a confrontarci con la “nostra natura di viventi”, dice sempre la ricercatrice. E uno che vive, si nutre. “Ed il motivo, per cui non abbiamo alcuna conoscenza delle cose, è ancora più spiacevole per essere ridotto a questa verità. Nel mondo rurale le persone sapevano da dove venivano le bestie, come erano abbattute. Nel nostro ambiente urbano, abitualmente ci arrivano solo le informazioni piu’ negative”. Una situazione che rischia di non essere diversa anche per la carne sintetica, nel momento in cui ci viene annunciato, per il prossimo autunno, l’arrivo del primo hamburger ricavato da cellule staminali del bue… con il contorno di verdure transgeniche?

(articolo di Claire Chartier, per l’Express del 25/03/2012)