Referendum cannabis. Verso la campagna elettorale
Dopo l’approvazione della Corte di Cassazione, il referendum cannabis dovrà vedersela con la Corte Costituzionale (CC) a febbraio (1) e poi passare al voto in primavera. A meno che: vengano indette elezioni anticipate o il Parlamento modifichi le norme oggetto di referendum (anche peggiorative rispetto alla volontà del comitato promotore). E il referendum salterebbe.
Entrambi questi ostacoli (CC e Parlamento) non sono solo giuridici, ma molto politici. Imperativo, quindi, tenere alta l’attenzione migliorando qualità e quantità della proposta.
Qualità. Approfondire e divulgare informazioni sulla portata della legalizzazione (limiti e prospettive – p.e.: si continuerà a non poter condurre un veicolo quando si è positivi ad un test; dissuasione verso i minorenni; regolamentazione non è liberalizzazione; nuovi lavori e nuovi business; emersione del sommerso e recupero legalità; lotta alla criminalità; disintasamento giustizia; etc).
Quantità. Allargare il consenso legalizzatorio. Le firme referendarie raccolte in 10 giorni non è indice di maggioranza sommersa, ma di minoranza che ha trovato mezzo idoneo di espressione. Allargare significa far cambiare idea ai punizionisti. Importanti saranno sondaggi di opinione anche su consensi “emotivi” a seguito di iniziative sulla qualità della proposta.
In pratica, la campagna elettorale deve partire subito, come se fossero stati superati gli ostacoli indicati. Campagna elettorale sia propedeutica a creare “clima” politico per condizionare le decisioni istituzionali (CC e Parlamento), sia alla creazione di mobilitazione e attenzione tipica del voto.
Campagna elettorale
Due le azioni: allargare il Si’, portare le persone a votare.
Allargare il SI’. Una “lezione” ci arriva da oltre Atlantico. L’ultimo sondaggio Gallup sulla legalizzazione federale in Usa dà i favorevoli al 68%; favorevoli il 50% dei Repubblicani, l’83% dei Democratici e il 71% degli indipendenti (2). Percentuali che (assimilando i repubblicani ai nostri “conservatori”), pur nella differenza del contesto, dicono: l’antiproibizionismo non è di destra o sinistra, non è riformatore o conservatore, ma il primato della legge col diritto dell’individuo, necessità per gli attori dello Stato democratico. Molta attenzione quindi ai cosiddetti elettori di destra (elettori, non partiti), chè il loro sentire sul superamento del proibizionismo non è dissimile da quello degli elettori di sinistra.
Portare le persone a votare. Nelle ultime elezioni amministrative non ha votato il 50% degli aventi diritto e, al momento, niente ci dice che questa percentuale possa ulteriormente calare. Con l’aggravante, per i referendum, che se non vota almeno il 50%+1 degli aventi diritto, tutto salta. Qui non è questione di destra e sinistra, ma fiducia dell’elettore per il rispetto del risultato del voto. Compito arduo su cui c’è solo una “ricetta”: la credibilità di chi chiede il voto. Credibilità che se si ferma solo al voto in sé, nasce morta (che se poi il risultato referendario dovrà essere gestito dai soliti… siamo punto e a capo). Credibilità nel proporsi come forza di governo, dimostrando con l’occasione di esserlo. Entrano anche in gioco agli altri referendum che, presumibilmente, saranno votati nella stessa tornata: eutanasia e giustizia-giusta (3), entrambi con la loro forza di affermazione di uno Stato di diritto con al centro l’individuo, e la sua libertà civica e umana. Contesto in cui fa gioco il fatto che, per esempio, i referendum giustizia-giusta sono proposti anche da un partito conservatore per eccellenza (Lega di Matteo Salvini).
Portare le persone a votare implica il superamento dei “tradizionali” conflitti fra presunti giusti e presunti ingiusti. Riconoscere l’importanza di raggiungere un punto fermo su cui il vantaggio non è la filosofia/politica di destra o sinistra, riformatrice o conservatrice. Ma un punto fermo per le basi di uno Stato moderno che, in questo inizio Millennio, si afferma liberandosi degli strascichi del secolo e del Millennio precedente. Quale peggior strascico se non il proibizionismo?
NOTE
1 – è bene ricordare che tra i due referendum cannabis precedenti, uno fu votato e vinse il Sì, aprendo alla depenalizzazione; un altro successivo fu bocciato dalla Corte Costituzionale perché andava a toccare accordi internazionali, materia non consentita dalla legge referendaria. La richiesta referendaria attuale sembra sia stata scritta avendo fatto tesoro del passato. Vedremo.
2 – https://www.aduc.it/notizia/legalizzazione+cannabis+ok+68+83+democratici+50_138333.php
In Usa si è arrivati a queste percentuali federali dopo decenni di legalizzazioni (ricreative e terapeutiche) statali (ancora in corso), essendo esplose le contraddizioni del proibizionismo anche grazie a personaggi del calibro dell’economista di destra Milton Friedman, punto di riferimento di amministrazioni proibizioniste tipo Reagan… https://it.wikipedia.org/wiki/Milton_Friedman
3 – al momento non si sa se ci sarà anche il referendum anti-caccia.
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
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