Indennizzi voli annullati. C’è chi vuole diminuirli ma andrebbero aumentati

Se un volo non parte per responsabilità della compagnia, e non si è stati avviati almeno due settimane prima della partenza, si ha diritto ad un volo alternativo, e se l’orario è oltre tre ore rispetto al previsto, si ha diritto anche ad un indennizzo tra 250 e 600 euro (in base alla lunghezza della tratta), oltre a servizi di assistenza a terra (inclusi eventuali pernottamenti) (1)
In questo periodo di confusione sono pochi gli avvisi inviati in tempo sul cambio o annullamento del volo. Gli indennizzi si accumulano e, quasi sempre non soddisfatti alla originaria bonaria richiesta, i passeggeri sono costretti a ricorrere a metodi extragiudiziali e financo giudiziali. Le compagnie aeree sono consapevoli del tempo e denaro che deve essere utilizzato dai passeggeri per far valere i propri diritti, e per questo ci marciano, confortati dal fatto che pochi vanno oltre la pretesa bonaria. Stiamo parlando di importi che (dati Iata) nel periodo Marzo-Maggio 2020 erano di 9,2 miliardi di euro in Eu+Uk. Chissà i numeri del periodo attuale…

E’ diverso tempo che le compagnie aeree stanno cercando di ridurre questi importi, partendo dal presupposto che se uno paga un volo 50 euro, sarebbe assurdo un indennizzo di almeno 250 euro. Presupposto a nostro avviso campato in aria e strumentale, visto che, anche se si paga un volo 50 euro per andare e tornare, per esempio, da Firenze a Oslo via Stuttgart, l’indennizzo non è per il volo mancato (per cui, nel caso, è previsto il rimborso totale del costo), ma per i problemi che si subiscono di conseguenza dopo, magari, essere stati “abbandonati” all’aeroporto di Stuttgart o di Oslo. E se consideriamo i costi della vita in alcuni Paesi (non a caso abbiamo fatto l’esempio di Oslo) gli importi degli attuali indennizzi, a nostro avviso, andrebbero aumentati, anche obbligando le compagnie a darli immediatamente pena – ottenuto dopo “tormenti” e costi di vari ricorsi – un aumento degli stessi (2).

Coi problemi di quest’estate, molte compagnie hanno riproposto il problema solo in termini monetari per loro: ridurre gli importi degli indennizzi… ma di altri meccanismi per ovviare ai loro annullamenti di voli (per preservare il loro business, non per il bene dei passeggeri) non c’è traccia.
La loro forza, in questo momento, sarebbe alimentata dal fatto che è in vigore la presidenza della repubblica Ceca per il Consiglio dell’Unione, teoricamente più sensibile (rispetto alla presidenza francese del primo semestre di quest’anno) ai loro problemi che non a quelli dei passeggeri. Con stima, rispetto e simpatia per la presidenza Ceca, non sappiamo su cosa siano fondate queste aspettative che, per ora, sono “chiacchiericcio” mediatico.

Una cosa abbiamo compreso: queste compagnie intendono far pagare ai passeggeri le proprie incapacità di gestire e programmare il business. Una logica che concepisce l’imprenditoria solo per il proprio business e non in armonia con il servizio che svolgono.

1 – qui le regole
2 – riuscire ad ottenerlo, come SEMPRE avviene, dopo un ricorso extragiudiziale o giudiziale che ha sempre costi (incluso il tempo da dedicarci), per quanto gratuiti/economici siano questi ricorsi: giudice di pace – – o procedimento europeo quando la sede legale della compagnia non è in Italia ma in Ue – .
 
 

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