Famiglie ed economia. Al calo dell’inflazione non corrisponde benessere di lavoratori e consumatori

L’inflazione degli ultimi mesi, dopo le fiammate a due cifre di alcuni mesi fa, ha cominciato a calare soprattutto grazie agli effetti della diminuzione delle bollette del gas, ancora in fase calante, a cui si aggiungono anche le recenti diminuzioni della luce.
A febbraio 2023, dati Istat di oggi, le vendite al dettaglio sono in calo (-0,1% in valore e -0,9% in volume), grazie ai prodotti alimentari, nonostante i prodotti non alimentari siano in lieve aumento.
E sempre Istat di oggi ci informa che il potere d’acquisto delle famiglie, rispetto al precedente trimestre, è calato del 3,7% (4).
Cosa non torna, visto che quando il calo inflattivo si confronta coi consumatori, i numeri diventano negativi? 
Il calo dell’inflazione si determina da dinamiche che travalicano le politiche nazionali, i mercati energetici europei e mondiali. Quando c’è l’impatto con l’economia italiana, la dinamica del tornare indietro è sconosciuta ad imprenditori ed amministratori: i prezzi dei beni primari rimangono inalterati e, al massimo, diminuiscono la crescita, mentre le remunerazioni rimangono sempre al palo.
Questo vorrebbe dire che c’è qualcosa che non va nell’economia italiana  e nei suoi imprenditori, pubblici e privati.
Governo? Legislatori? Vari attori non lavoratori e non consumatori?

 

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