In Spagna, un settembre ricco di fatti e di parole
Ha incominciato la ministra della Sanita’, Ana Pastor, quando il 18 settembre ha manifestato la propria contrarieta’ all’impiego degli embrioni soprannumerari a scopo di ricerca, aggiungendo che chi difende l’uso di cellule staminali embrionarie “occultandone i rischi” e’ un “irresponsabile”. Immediata la risposta dei ricercatori della Sociedad Espanola de Bioquimica y Biologia Molecular: la ricerca sulle cellule staminali embrionarie andra’ avanti a prescindere dai divieti imposti da alcuni Paesi. Gia’ oggi molti ricercatori si trasferiscono nel Terzo mondo per portare avanti i loro studi. Sarebbe pertanto molto piu’ ragionevole creare un quadro normativo idoneo a far proseguire la ricerca nelle migliori condizioni possibili, anche per impedire che la Spagna perda il treno di questa rivoluzione terapeutica inevitabile. Tanto per cominciare ci sarebbe da risolvere il problema dei quarantamila embrioni soprannumerari conservati nelle cliniche per la procreazione assistita: la legge attuale non consente ne’ il loro utilizzo a scopo scientifico ne’ la loro distruzione.
A seguire, si e’ mossa la Federacion Espanola de Diabeticos, in rappresentanza dei due milioni e mezzo di diabetici, piu’ che mai decisa a raccogliere le cinquecentomila firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare che obblighi il Parlamento a discutere dell’uso scientifico delle cellule staminali. Il Partito Socialista (PSOE) e Sinistra Unita (IU) hanno assicurato il loro appoggio. La possibilita’ di generare cellule pancreatiche produttrici di insulina attraverso la coltura di cellule staminali e’ vista dai diabetici come una speranza che eviterebbe loro la dipendenza dai controlli e dalle iniezioni quotidiane. Sperimentazioni di laboratorio condotte l’anno scorso da Bernat Soria hanno dato eccellenti risultati in questa direzione. Intanto un’equipe multidisciplinare di Valladolid realizzava, con successo, il primo impianto spagnolo di cellule staminali in un cuore infartuato. L’intervento, durato mezz’ora in anestesia locale, e’ consistito nell’introduzione attraverso l’inguine di cateteri miniaturizzati che hanno depositato nel tessuto leso 12 milioni di cellule staminali, preventivamente estratte dal midollo osseo del paziente, con il compito di trasformarsi in cellule cardiache al posto di quelle distrutte dall’infarto.
Finora questa tecnica e’ stata applicata solo su dieci pazienti in tutto il mondo, uno in Europa. E’ una tecnica semplice ed efficace se realizzata entro dieci giorni dall’infarto acuto al miocardio, e potrebbe andare a beneficio di sessanta milioni di malati di cuore nel mondo, e a vantaggio dei cento milioni di malati di diabete, Alzheimer e Parkinson. Ma la politica non demorde. Il ministero di Ciencia y Tecnologia condivide il punto di vista della ministra della Sanita’. “La posizione del Governo e’ quella manifestata da Ana Pastor”, ha affermato Pedro Morenes, Segretario di Stato per la politica scientifica. Ha pero’ voluto precisare che il Governo ascoltera’ il parere del comitato etico chiamato a discutere dell’argomento gia’ in ottobre. Tornando ai fatti, ecco che negli stessi giorni si e’ aperto un altro fronte nella fecondazione assistita. A quattro anni dalla richiesta avanzata dalla Comision Nacional de Reproduccion Asistida e dopo la nascita di una bambina concepita grazie a un ovulo congelato, il ministero della Sanita’ ha deciso di elaborare un decreto legge per realizzare “esperimenti controllati” con questa tecnica.
Lo ha annunciato in Senato la stessa Ana Pastor. La legge sulla Riproduzione Assistita del 1988 proibiva il congelamento di ovuli fino a quando non ci fossero “garanzie sulla vitalita’ degli ovuli dopo il loro scongelamento”. In effetti, quattordici anni fa le tecniche di conservazione non la garantivano; dal 1998 invece si’. Ecco perche’ oggi la ministra annuncia che si potranno fare sperimentazioni in “determinate cliniche”, le quali dovranno seguire “protocolli concreti”, fissati per legge. Cio’ non significa che si consentira’ la fecondazione in vitro a partire da ovuli congelati, ma solo che il ministero decidera’ di volta in volta. Il mese si conclude con un’intervista di El Pais a Cesar Nombela, presidente del Comite’ Asesor de Etica, di cui riportiamo due concetti: per evitare che il dibattito scivoli nella demagogia, lasciamo che la scienza ci fornisca le soluzioni; solo allora potremo aprire un dibattito etico sereno; il riconoscimento dei diritti umani e’ una conquista della societa’, sfociata in una legislazione, nazionale e internazionale, la quale stabilisce che lo zigote umano merita considerazione gia’ nelle sue prime fasi di sviluppo.