Quando un Maratoneta incontra un Nobel
Con un mazzo di garofani rossi, donati dal Nobel José Saramago, si e’ concluso l’incontro tra due personaggi tanto diversi e tanto vicini. Diversi d’eta’, di nazionalita”, di formazione politica, eppure accomunati dall’idea che la battaglia per la ricerca sulle cellule staminali deve trovare una risonanza e uno spazio a livello internazionale. Una battaglia a cui qualcuno vuol mettere la sordina, a cui qualcun altro vuole negare la dignita’ di un dibattito pubblico e di pubblico interesse.
Luca Coscioni, presidente di Radicali Italiani e affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, e José Saramago, scrittore portoghese e Nobel per la letteratura nel 1998, si erano gia’ incontrati, una prima volta, ma solo virtualmente. Saramago aveva, infatti, risposto all’appello per sostenere la candidatura di Coscioni alle elezioni politiche del 2001, e lo aveva fatto con parole toccanti che ci piace ricordare: “attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza. Grazie, per questo”.
Venerdi’ 22 novembre a Siena l’incontro fisico. Non si e’ trattato di un momento rituale, a cui immaginiamo qualsiasi Nobel e’ “costretto” a sottoporsi. Chi ha avuto occasione di trovarsi faccia a faccia con Luca Coscioni e il suo computer, quello che parla per lui, non puo’ evitare di sentirsi umanamente attratto dal suo sorriso doloroso, e politicamente stimolato a far si’ che il silenzio non lo avvolga, a far si’ che il suo “caso” non sia “un caso pietoso”.
La questione e’ terribilmente politica, fatta di scelte che cittadini, scienziati e governanti non possono evitare. E Saramago ha subito capito cosa si trovava davanti. Un uomo che lottava attraverso il suo corpo, non solo e non tanto per il “suo” corpo. “La tua presenza mi da’ forza, quella forza che e’ fondamentale per condurre una battaglia, i cui frutti non saranno vissuti da noi, ma probabilmente dalla prossima generazione. Per questo -ha detto Coscioni al termine dell’incontro- bisogna guardare lontano”.
Un incontro commovente, un evento forte e politicamente interessante. Dopo aver confermato il sostegno alla battaglia sulla ricerca scientifica, dopo aver accettato l’invito ad assumere la presidenza onoraria dell’associazione “Luca Coscioni per la liberta’ di ricerca scientifica”, Saramago ha anche promesso di scrivere una prefazione per la prossima edizione del libro, “Il Maratoneta. Storia di una battaglia di liberta’” (ed. Stampa Alternativa, Roma, 2002).
“Questo libro non racconta la tragedia di una malattia, ma la storia di una battaglia politica radicale, con il suo carico di speranze, e perche’ no, disperazioni e sofferenze”. Ha detto Luca Coscioni, e poi dopo essersi soffermato sulla copertina del libro, sulla quale viene raffigurato Superman, ha detto: “Superman siamo noi, i ricercatori, le persone malate, le persone cosiddette sane, che spesso lo sono si’, ma tra virgolette, i politici, donne ed uomini concreti, che con le nostre individualita’, sfonderemo, prima o poi, il muro eretto da chi vorrebbe continuare ad oscurare le nostre coscienze, le nostre esistenze, le nostre liberta’, ed il progresso scientifico e lo sviluppo umano”. Saramago ha definito l’incontro un “momento molto emozionante”, e poi ha aggiunto: “e’ importante che gli studi sulle cellule staminali siano sempre di piu’ all’ordine del giorno dell’opinione pubblica, per rendere piu’ visibile una situazione di proibizione che alcuni vogliono occultare”. “Insomma… bisogna davvero promuovere una grande campagna internazionale; e, per quanto possono le mie poche forze, io non ho potere nella mani, nei limiti in cui posso, contate su di me” ha concluso Saramago.
Grazie a Luca Coscioni, e grazie a José Saramago. Perche’ dal vostro incontro nasca qualcosa che ci coinvolga tutti, dipende da noi. Forse tra qualche anno rivedremo con stupore questo dibattito sull’eticita’ o no della ricerca scientifica, quando in gioco c’e’ la salute e la vita stessa di milioni di persone, sadicamente contrapposti e sbattuti contro qualcosa che e’ visibile solo con il microscopio. Come se davvero ci fosse qualcosa da contrapporre, se non la vita, e la vita senza sofferenza, alla morte e al dolore.