Spagna. Intervista a Bernat Soria: “Ricevo migliaia di lettere dai cattolici che pregano per il successo dei miei esperimenti”

Ad intervistarlo e’ il quotidiano spagnolo “Abc”, domenica 15 dicembre 2002.

Bernat Soria: “Ricevo migliaia di lettere dai cattolici che pregano per il successo dei miei esperimenti”.
Dirigera’ l’esperimento che fara’ dell’Andalusia una pioniera nella ricerca sulle cellule staminali. Bernat Soria, scienziato, e’ chiaro: la cura per le malattie che sta cercando, puo’ arrivare tra anni. O non arrivare.

– Potrebbe spiegare perche’ tutti capiscano cosa sono le cellule staminali.
Sono cellule progenitrici di altri tipi di cellule. Si trovano in molti posti. Qualsiasi tessuto che si rigenera ha cellule staminali. Ma la cellula staminale per eccellenza e’ quella embrionale.
– Perche’?
Perche’ dall’embrione hanno origine i duecento tipi di cellule che ha l’adulto. La strada che deve fare una cellula embrionale fino ad una cellula di un individuo adulto e’ molto piu’ lunga di quella che deve fare una cellula staminale della pelle. C’e’ l’impressione che le cellule staminali siano apparse ora, e non e’ cosi’. E’ da molto tempo che si usano nelle cliniche. L’elemento nuovo e’ la scoperta nel 1998 che possiamo ottenere cellule staminali totipotenti, con una capacita’ assoluta di dare origine a qualsiasi tipo di cellule, a iniziare da embrioni di una settimana.
– Tutti questi embrioni provengono dalla fertilizzazione artificiale?
Si’. Quando si pratica la fertilizzazione, si ottengono ovuli che si fanno incontrare con spermatozoi e, come conseguenza, si ottengono 10 o 15 embrioni. Cinque di questi si utilizzano e si impiantano nell’utero della donna. Il resto resta congelato in caso si volesse fare un’altra fecondazione assistita. La clinica ha l’obbligo di mantenerli per cinque anni.
– Perche’ per cinque anni?
Perche’ e’ il limite di tempo massimo che si ritiene per poterli utilizzare. Con piu’ di cinque anni non ci sono garanzie che possano dare origine ad una gravidanza.
– In Andalusia esiste un numero sufficiente di embrioni per fare i suoi sperimenti?
Ci sono approssimativamente seimila embrioni. Le necessita’ sono limitate. Ciascun embrione porta via mesi di lavoro. In questa comunita’ ce ne sono in numero sufficiente per poter fare ricerca.
– Tuttavia c’e’ un dibattito se sia etico il loro utilizzo.
Si’. C’e’ chi difende la tesi che un embrione e’ gia’ una persona con tutti i suoi diritti e non condivide il suo utilizzo. Tuttavia, la gran parte degli scienziati, i premi Nobel e certe confessioni cristiane, assumono posizioni etiche diverse.
– In che senso?
Credono che non sia etico non utilizzare gli embrioni se da questa ricerca puo’ derivare una qualche conoscenza che ci aiuti ad alleviare la sofferenza.
– Quando c’e’ gente che si oppone a questa ricerca si sente perseguitato come in epoche precedenti?
Non bisogna drammatizzare. Quando esiste gente che porta le sue credenze troppo oltre, questo puo’ generare una certa scomodita’, pero’ al tempo stesso ci sono molti pazienti che soffrono. Ricevo migliaia di lettere di pazienti e molti di loro iniziano cosi’: sono cattolico praticante e tutti i giorni prego perche’ vadano a buon fine i suoi esperimenti. Ci sono altri cattolici che hanno un altro punto di vista.
– L’uso di questi embrioni puo’ servire per scoprire la cura di malattie.
Il programma che si sta per mettere in marcia in Andalusia non e’ solo sugli embrioni, ma sulle cellule staminali, di qualsiasi origine. Per esempio il programma di rigenerazione ossea non utilizza le cellule staminali embrionarie, ma quelle adulte. La speranza, non solo della Giunta dell’Andalusia, ma anche dell’Accademia delle Scienze e di tutti gli scienziati, e’ che le cellule staminali rappresentano una speranza e che sia necessario farvi ricerca. Tuttavia non bisogna creare false aspettative. Questo non vuol dire che la cura di determinate malattie sara’ vista nel giro di sei mesi.
– Dunque l’esperimento potrebbe anche fallire?
Senza dubbio. Qualsiasi tipo di ricerca puo’ finire come uno non spererebbe.
– Concretamente perche’ l’Andalusia ha scommesso su queste quattro malattie: diabete, rigenerazione ossea, sistema cardiaco e Parkinson?
C’e’ stato una motivazione di priorita’ e di possibilita’. La scommessa era di fare progetti fattibili e con le risorse disponibili. Queste quattro opzioni rappresentano grosse priorita’ che colpiscono grandi settori della popolazione; inoltre, sono settori nei quali la sperimentazione animale giustifica questo passo e ci sono scienziati che in Andalusia possono farlo.
– Quanto tempo puo’ trascorrere fino a quando si scopriranno cure per queste malattie?
Dare un termine ad un progetto di ricerca e’ molto difficile. Possono passare non meno di cinque o dieci anni per arrivare a delle conclusioni. Uno non sa quali sono le difficolta’ che puo’ incontrare.
– A quali difficolta’ si riferisce?
Difficolta’ scientifiche. Pensare che per il solo fatto che si sta facendo una ricerca, nel giro di sei mesi si va ad avere una terapia per una malattia, e’ imprudente. In medicina non ci sono panacee.
– Tuttavia e’ necessario il sostegno di una norma giuridica, significa che, fino a che questa non viene approvata, le ricerche potrebbero essere bloccate?
Si’. Se il Governo andaluso legiferera’ andando a coprire un vuoto legale, il procedimento di ricerca puo’ iniziare. E’ positivo che la Giunta abbia gia’ ideato un programma normativo per farlo.
– E’ rimasto sorpreso che l’Andalusia abbia scommesso sul suo progetto?
L’Andalusia e’ stata pioniera in molte cose, e in tema sanitario e’ stata pioniera in nuove prestazioni. Che prenda l’iniziativa su un tema con queste caratteristiche, non e’ una sorpresa. D’altra parte non bisogna nascondere che il Governo andaluso e’ socialista e che il gruppo socialista del Congresso ha presentato in diverse occasioni proposte di legge perche’ vengano autorizzati questi tipi di studi.