Mondo. Intervista a Hwang e Moon, neo padri della clonazione terapeutica

L’annuncio della tanto attesa clonazione umana terapeutica continua a suscitare opinioni contrastanti e curiosita’ fra i meno esperti. Ci si chiede chi siano i protagonisti di questa storia, quale sia l’evoluzione che ha portato degli uomini a diventare un pezzo di storia scientifica.
I nostri eroi si chiamano Woo Suk Hwang, 51 anni, e Shin Yong Moon, 56, entrambi membri della Seoul National University. Amici che da tempo condividono la stessa passione per la “scienza impossibile”, lo stesso impulso a comprendere le origini della vita, e che oggi guardano con incredulita’ al traguardo raggiunto.
Il quotidiano Abs CbnNews ha intervistato direttamente i due scienziati, dandoci un volto diverso delle persone che ci immaginavamo, un volto che non delude affatto.
Di seguito riportiamo i brani piu’ significativi dell’intervista.

Leon Kass, il consigliere di Bush in materia di bioetica, ha dichiarato che vorrebbe rendere illegale il vostro lavoro negli Usa. Qual e’ stata la vostra reazione?
Woo Suk Hwang– Il nostro obbiettivo non e’ mai stato quello di creare bambini, ma semplicemente comprendere le cause delle piu’ gravi malattie, e aprire nuove prospettive di cura.
Shin Yong Moon– Il Professor Hwang ed io abbiamo piu’ volte chiesto un divieto alla clonazione riproduttiva. Non vogliamo che altri utilizzino le nostre tecniche per creare dei cloni umani. Per questo credo che ogni nazione debba preparasi a vietare questa procedura, perche’ come scienziato non posso che condannare la clonazione riproduttiva.

Cosa credete che accadrebbe se gli Usa decidessero di vietare qualsiasi tipo di clonazione?
Shin Yong Moon– Se tutta la clonazione venisse proibita, sarebbe un grosso problema per la comunita’ scientifica statunitense. La ricerca sulle cellule staminali attraverso tecniche di clonazione e’ un traguardo troppo importante. Lo sviluppo biotecnologico verrebbe gradualmente a rallentare e comprometterebbe la posizione degli Usa.
Avete avuto problemi di tipo politico con il vostro Governo?
Woo Suk Hwang– Ascolti, posso solo dirle che se la Corea del Sud avesse vietato la clonazione terapeutica per legge, saremmo andati altrove dove invece e’ permessa – Singapore, la Cina forse la Gran Bretagna. Ma la mia speranza e’ che il Governo coreano ci dia i via libera necessari a proseguire il lavoro. Se non lo fara’, andremo da un’altra parte. In questo momento siamo in pausa con le ricerche. Ci stiamo organizzando sul futuro imminente, e abbiamo molto su cui riflettere. Vorremmo incontrarci con i dirigenti del Governo e discutere con loro su cosa pensano delle nostre ricerche. Vorremmo che ci dicessero il loro parere e le loro proposte. Dopo questo impulso alla collaborazione potremo ricominciare a lavorare.
Capisce, meta’ dei nostri collaboratori sono cristiani, mentre Moon e’ metodista. Nei laboratori ci ritroviamo spesso a discutere sul perche’ continuiamo a fare il nostro mestiere. E ci chiediamo cose del tipo “Ci sono altri modi per combattere le malattie degenerative escludendo la clonazione terapeutica?” E la risposa e’ stata: “E’ una responsabilita’ dello scienziato proseguire in questo senso, perche’ gli obbiettivi giovano all’umanita’”.
Qual e’ la sua tradizione religiosa professor Hwang?
Woo Suk Hwang– Sono buddista, ma non ho problemi filosofici con la clonazione. Come lei sa, una delle basi del buddismo e’ il riciclo della vita attraverso la reincarnazione. E in qualche modo la clonazione terapeutica aiuta a restaurare il ciclo della vita.
Professor Hwang, lei e’ cresciuto in una famiglia benestante?
Woo Suk Hwang– No, in realta’ eravamo molto poveri. La mia casa natale e’ situata in una zona rurale isolata. Quando ero bambino eravamo in piena guerra con la Corea del Nord, e a 5 anni ho perso mio padre. Mia madre ha dovuto prendersi cura di noi 6 da sola , e fu un periodo molto difficile. Negli anni dopo la guerra era tutto piu’ complesso, e lo status rurale non concedeva benessere. Inizialmente la mia formazione accademica era molto elementare, ma poi mi sono trasferito alla Seoul National University, una delle piu’ importanti in Corea.
Shin Yong Moon– Permettetemi di intervenire, perche’ io e Hwang abbiamo circa la stessa eta’, ma proveniamo da ambienti diversi. Durante la guerra non c’era niente da mangiare ne’ da bere. La prima frase che ho imparato a dire in inglese e’ stata “Ciao! Hai un po’ di cioccolata?” Tutti soffrivamo la fame. Non avevamo niente. L’unico modo per sopravvivere al futuro era impegnarsi e studiare molto. Ecco, il professor Hwang ha ricevuto questa educazione, ed e’ diventato un uomo che non teme il duro lavoro. Si alza ogni giorno alle 4:30 a.m. e lavora fino alla mezzanotte.
Professor Hwang, c’e’ stato qualche spunto dal suo ambiente rurale che lo ha spinto ad interessarsi alla clonazione?
Woo Suk Hwang– Certo. Mi prendevo cura delle mucche e del bestiame sin dalla primissima infanzia. Ad oggi, riesco a comunicare con loro senza parlare, solo guardandole negli occhi. Da una parte mi sono avvicinato alla clonazione perche’ ho constatato quanti problemi possa risolvere per chi si occupa di animali. Per quanto riguarda le mucche ad esempio, alcune producono solo latte, altre solo carne. Nel 1999 siamo riusciti a clonare un tipo di mucca in grado di fare entrambe le cose, una sorta di super mucca. Nel 2002 siamo riusciti a creare dei porcellini sterili in miniatura, i cui organi potrebbero essere usati per gli xenotrapianti. Con questi risultati a lungo termine, ci siamo resi conto che era il momento di procedere con la clonazione terapeutica e combattere le malattie che riteniamo tuttora incurabili.
Per creare questo embrione clonato, fonte di cellule staminali embrionali, avete utilizzato circa 242 ovuli umani donati da 16 donne coreane. Come avete fatto a trovare queste coraggiose volontarie?
Woo Suk Hwang– In Corea, ma in generale ovunque, ci sono molte donne incuriosite dalla clonazione terapeutica. Alcune avevano sentito parlare di noi e ci hanno contattai via e-mail. Noi abbiamo organizzato incontri e convegni, durante i quali spiegavamo il nostro lavoro e cosa implicava la donazione degli ovuli. Ma dopo i meeting le donne continuavano a farci delle domande, e quando erano convinte davano il consenso e venivano segnate in una lista. Poi ci sono stati gli esami fisici e psicologici, spunto di riflessione per le volontarie che si trovavano di fronte alla possibilita’ di cambiare il loro modo di vedere il mondo.
Voi non siete i primi biologi che provano questo genere di esperimenti. Cosa vi differenzia dagli altri?
Woo Suk Hwang– Abbiamo usato un metodo di compressione per estrarre il nucleo dal resto dell’ovulo con il minor danno possibile. Ed e’ un processo molto delicato perche’ l’ovulo umano e’ estremamente fragile. Abbiamo poi cercato di imitare il momento della fertilizzazione utilizzando dei fattori di crescita che proteggevano la coltura.
Shin Yong Moon– Ma c’e’qualcos’altro di speciale nel laboratorio di Hwang. E’ qualcosa che fa parte della nostra cultura coreana. La micromanipolazione necessaria alla clonazione e’ un lavoro molto noioso. Ma la gente dalle nostre parti nasce paziente, e questo ci ha sicuramente aiutati. Le nostre ricerche si circondano quasi di una concentrazione Zen: si puo’ stare 10 ore seduti davanti all’ovulo e al microscopio e maneggiarlo con cura. Diventa realmente una forma di meditazione.
Quali saranno le conseguenze economiche per voi? Diventerete ricchi?
Woo Suk Hwang– Ci stiamo organizzando per ottenere un PCT (Patent Cooperation Tready), una sorta di brevetto retribuito per le tecniche utilizzate e le linee ricavate. Il 60% del ricavo andra’ all’universita’, e il restante 40 verra’ diviso fra i collaboratori. Moon ed io non riceveremo nulla perche’ siamo professori associati.
Rifiutate il denaro perche’ nessuno possa dubitare dei vostri motivi?
Shin Yong Moon– Certo, anche per questo motivo. Vede, in Corea il rispetto verso la lobby degli educatori e dei professori si manifesta in un modo diverso rispetto ai Paesi occidentali. Il professor Hwang ha ottenuto l’onore, non il denaro.