Medicina palliativa non solo nel fine vita

La medicina palliativa allevia i dolori, ma può anche allungare la vita. Perciò in Germania gli studenti di medicina chiedono che rimanga materia obbligatoria e autonoma nel programma di studio.

Il Piano tedesco anticancro comprende un ampio spettro di temi, come la diagnosi precoce, la psiconcologia o la discussione sulla qualità. Ma ci sono discipline che non vengono tenute nel debito conto -ad esempio la medicina palliativa, che interviene sul dolore e altri sintomi, quali la difficoltà di respiro e la spossatezza durante una malattia grave.
“La psiconcologia è ampiamente rappresentata nel Piano nazionale anticancro, la medicina palliativa quasi per nulla”, ha osservato Friedemann Nauck, presidente della Società tedesca di medicina palliativa, al Congresso di oncologia a Berlino. Malgrado vari incontri con il ministero della Sanità e la Società contro il cancro, non è stato possibile ottenere che nel Piano essa venisse inserita con un suo specifico campo d’azione, malgrado sia una parte importante in oncologia. “Se la medicina palliativa non assiste solo i malati di cancro, è vero però che oltre il 90% dei pazienti di cui si occupa ha un tumore”.

Vita prolungata
A sostegno della richiesta di conferirle dignità come materia autonoma, ci sono stati, negli ultimi anni, vari studi che hanno trattato dei suoi effetti benefici sui pazienti. In particolare ha destato interesse una ricerca della dottoressa di Boston Jennifer Temel, che nel 2010 descrisse, sul New England Journal of Medicine, le conseguenze dell’inserimento precoce della medicina palliativa nei pazienti con carcinoma polmonare metastizzato. I malati seguiti da medici palliativisti avevano una migliore qualità di vita, meno sintomi depressivi e anche un significativo prolungamento dell’esistenza, rispetto a chi seguiva la terapia classica.
Anche Imke Strohscheer della Asklepios Klinik Barmbek di Amburgo si batte per il suo impiego precoce. “Gran parte dei malati di tumore arrivano da noi dal Pronto Soccorso; significa che hanno alle spalle una robusta ‘carriera di sofferenze’, e quando non le sopportano più vanno al Pronto Soccorso”.
Oggi l’orientamento della medicina palliativa va oltre il dolore. “Si tratta sempre più di aiutare qualcuno a livello psicologico, per esempio nel processo decisionale”, dice Florian Lordick del Staedtisches Klinikum di Braunschweig. La terapia oncologica è infatti un continuo procedere per decisioni, perciò si dovrebbe accantonare l’immagine di una medicina palliativa giustificata solo negli hospice e utile esclusivamente ai pazienti terminali.

Specializzazione aggiuntiva
Intanto è stato accertato che circa un terzo dei malati di cancro soffre di disagi psichici pesanti, per lo più associati a paure e depressione, come ha illustrato Monika Keller dell’Uniklinikum Heidelberg di Berlino. E’ vero che è in aumento il numero di medici palliativisti, ma sono ancora troppo poche le strutture dotate di un’équipe palliativista, secondo Lordick.
Un forte sostegno a questa medicina viene dalla rappresentanza nazionale degli studenti di medicina, i quali chiedono che rimanga materia a sé stante e non associata alla terapia del dolore come previsto nella revisione del piano di studi. In una presa di posizione, i loro rappresentanti hanno scritto che il programma dovrebbe continuare a proporre “i quesiti etici, i compiti del medico nell’assistenza alla morte, gli aspetti comunicativi, l’autoriflessione e la supervisione”. E la rappresentante degli studenti, Alexandra Scherg, sostiene che la medicina palliativa non è affatto marginale, bensì imprescindibile in ogni ambito sanitario. “Ecco perché i giovani medici hanno urgente bisogno di una formazione specifica per lavorare con i malati gravi e i moribondi”.
Per lo meno nel Piano oncologico la medicina palliativa sarà tenuta maggiormente in considerazione: in prospettiva, il ministero della Sanità intende inserirla unitamente alla riabilitazione. Intanto, è già importante aver posto all’ordine del giorno questi temi nel quadro di un processo non facile.

(articolo di Christina Hucklenbroich per Frankfurter Allgemeine Zeitung del 05-03-2012. Traduzione di Rosa a Marca)