I rifiuti urbani della politica. Arera ed enti locali


E’ un metodo abituale dei nostri legislatori, tant’è che è stato anche usato il nome “Omnibus”  per etichettarlo. Sono provvedimenti che contengono “quello che capita”, e in politica, si sa, non esiste la casualità ma l’agguato.

E’ quanto accade con la conversione del decreto-legge 39/2024 (c.d. “Decreto Superbonus”) e la presentazione di alcuni emendamenti (1) per ridefinire le regole del settore dei rifiuti tramite una sostanziale sterilizzazione dei poteri di intervento attribuiti dal 2018 all’Autorità per l’Energia (Arera): aggiornare il metodo tariffario, fissare i criteri per le tariffe di accesso agli impianti di trattamento, valutazione dei costi delle singole prestazioni e, in generale, stabilire gli obblighi di separazione contabile e amministrativa.

Praticamente all’Arera resterebbe la possibilità di indicazioni generali, mentre agli enti locali la definizione nel particolare. Oggi il calcolo della Tari si rifà a criteri oggettivi e orientati ai costi. Per esempio gli enti locali devono motivare gli affidamenti diretti, e quindi esplicitare trasparenza e concorrenzialità degli stessi. Prima dell’Arera i costi dei rifiuti urbani venivano fatti pagare anche per compensare i costi di altre politiche, con scelte spesso discrezionali e clientelari

L’Arera stessa ha chiesto che prima di procedere con un colpo di spugna al servizio oggi svolto, quantomeno si valutino i risultati raggiunti.

Nonostante le molte voci critiche su questi cambiamenti, temiamo che la ragion di Stato avrà prevalenza su quella dei consumatori. Il metodo scelto per un eventuale cambiamento, la dice lunga: non discutere sullo specifico ma urlare le proprie ragioni in una nebulosa dove contano più i poteri che le ragioni stesse.

1 – Emendamenti 7.22 e 7.23 all’AS 1092, presentati dai senatori Fazzone e Lotito (Forza Italia)

Qui il video sul canale YouTube di Aduc

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